BasilicataCultura

A Chiaromonte un convegno sui disturbi dello spettro autistico

Si è parlato di disturbi dello spettro autistico nell’incontro che si è tenuto a Chiaromonte ed a cui ha partecipato il Direttore della Asp Luigi D’Angola. Un incontro che è stato occasione per presentare il libro biografico “Io, te e l’autismo- storia di una famiglia come tante ma come poche” scritto da Alessandra Guidone, una madre catapultata nel ‘mondo speciale’ dell’autismo del proprio figlio e che ha trovato nel centro di Chiaromonte un valido supporto post diagnosi. “L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo- ha sottolineato D’Angola- che accompagna la vita della persona e non è limitato all’età infantile. E’ questo il motivo per cui non si può correre il rischio che, compiuta la maggiore età, il soggetto autistico diventi figlio di nessuno per l’assenza di un’offerta sanitaria specifica. Il soggetto che ne soffre va
adeguatamente seguito sia nella fase pediatrica che in quella adulta”.
L’esperienza di Chiaromonte “deve costituire un modello importante su cui va però fatta una riflessione adeguata: tale modello non può essere limitato solo a Chiaromonte, ma occorre costituire in Basilicata una vera e propria rete che possa mettere in collegamento altri centri da ubicare omogeneamente nelle varie aree della regione e non solo nel territorio di competenza della ASP. Una rete il cui terminale ospedaliero è, al momento, individuato nella U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile di Matera per quei casi che necessitano anche di assistenza ospedaliera”. Una considerazione, quella del Direttore D’Angola, finalizzata ad un’organizzazione strutturata della specifica offerta di prestazioni per soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico sia in età infantile che per l’adulto. Offerta che deve essere il più capillare possibile sul territorio”. Per quanto attiene la presa in carico del soggetto autistico in Basilicata non siamo agli albori Va, però, sviluppata una progettualità di ampio respiro proprio per salvaguardare i minori affetti da autismo che cresceranno e avranno necessità di strutture adeguate in grado di garantire continuità diagnostica e terapeutica. “Nei casi ad alta funzionalità- ha aggiunto D’Angola- i disturbi dello spettro autistico emergono là dove le esigenze sociali eccedono le ridotte capacità adattive. Quindi nel passaggio tra l’età adolescenziale e quella adulta. E’ questa la fase che richiede una particolare attenzione”. Siamo in un terreno ancora fertile in cui vanno colti tutti gli insegnamenti possibili per portare avanti iniziative importanti ed utili a costituire in Basilicata eccellenti poli sanitari e socio-sanitari. “La sperimentazione gestionale con la Fondazione Stella Maris Mediterraneo- ha aggiunto il Direttore Asp- ha rappresentato una partnership proficua e vitale. Dobbiamo, però, sviluppare meglio e di più il momento della formazione in modo da sviluppare il loco le abilità e competenza che ci consentano di camminare con proprie gambe, nulla togliendo alla necessità di avere riferimenti, in termini di
benchmarking, in chi è più avanti di noi e pur tuttavia, rivendicando posizioni  di pari dignità in chiave collaborativa”. Quanto di cui alla legge regionale 40/2021 relativa alle “Norme in materia di tutela delle persone con disturbi  dello spettro autistico”, non c’è ancora piena applicazione pur se, per quanto attiene l’Asp- ha sottolineato il Direttore Generale F.F.- “sono state attivate le unità multidisciplinari che però pagano lo scotto di un fattore limitante reale e importante dettato dalla criticità nel reperire le professionalità adeguate per costituire le équipe multidisciplinari ed incrementare un approccio multispecialistico”.
Sull’autismo e sui disturbi pervasivi del comportamento- ha concluso D’Angola- “guardiamo con particolare attenzione agli ambulatori
delle disabilità intellettive infantili che vanno implementati almeno in numero di uno per distretto per costruire una reale e utile rete territoriale”. Qualche battuta il direttore Asp l’ha fatta anche sul libro di Guidone, sottolineando che l’autrice, rinunciando al proprio percorso professionale per il figlio autistico, ha avuto “grande capacità di uscire fuori dagli schemi dei nostri egoismi personali che spesso trovano spiegazione. Un aspetto da cui chi lavora in ambito sanitario ha tanto da apprendere perché è da qui che nascono spunti utili per maturare e sviluppare una sensibilità che è alla base dell’umanizzazione dei servizi sanitari. Non va dimenticato che tali problematiche, approcciate da un punto di vista tecnico e medico, hanno anche una enorme dimensione umana”.

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