Comunicati

A proposito di…Sharon Stone

La comparsa a Matera di Sharon Stone, la bella ricucita ma per nulla trucibalda, non può non aver smosso qualche considerazione scevra del fascino divistico. A fianco della stagionatissima e manovriera Betty Williams, saziata dalle trimalcionerie di Palazzo Gattini, con i 36 convitati sventolanti 5 mila euro ciascuno per la Fondazione Città della Pace per i Bambini Basilicata, ha fornito alla città un’altra minima leggenda per ingannare i giorni. “Yes, I am very happy to be here” (Sì, sono molto contenta di essere qui) è stata la cortese risposta dell’attrice a chi le ha chiesto se fosse contenta di essere qui. Giusto la risposta data da Cristoforo Colombo ai giornalisti indigeni che l’aspettavano sulle rive del Nuovo Mondo.
Domande del volgo villano: da dove saranno mai usciti i 36 ospiti di tale sbrecciata munificenza? che cosa sarà stato effettivamente raccolto con tanta ostensione? le figure istituzionali avranno versato le loro quote attingendo dal proprio o dall’altrui? dove verrà spalmata la raccolta? in quali luoghi eletti si celebrano le attività di accoglienza, tutela e integrazione promosse dalla predetta Fondazione?
Così si è ripresentato il destro di riproporre l’insulso Leitmotiv della Regione leader ecc. ecc. ecc. Ah che cachinni, vivaddio! A chi si vuol darla a bere? Si veda proprio a Matera per esempio: che integrazione c’è degli immigrati africani che ormai costituiscono un’enclave da cui si protendono solo mani tese nella mendicità? E chi provvede all’integrazione di non pochi cittadini abbandonati alla miseria, come si rileva nei sotterranei della nostra società dove si disperano giorno dopo giorno i migliori volontari?
Che bello sarebbe che almeno alcuni di quei 36 inossidabili dalla solidarietà certamente non villosa vi si affacciassero talvolta. Non gli si chiederebbe nulla tranne che ascoltare, osservare e accettare gli scotimenti che gliene verrebbero.
C’è solo una cosa necessaria, le persone a cui siamo necessari, direbbe un poeta. Che a ogni buon Samaritano reciterebbe ancora: Val la pena di essere un fiume per dar da bere anche a una sola pecora. / Val la pena di essere un albero per dar da mangiare a tutti quegli uccellini / che al suo riparo altercano con grandi colpi di becco e trangugiano il frutto con il nòcciolo. / Che c’è di più delizioso di questo micro mondo tra noi e intorno a noi, che si nutre di noi, e che canta, e che ride, e che piange, e che si batte, / e che, beninteso, visto che gli apparteniamo, non si occupa più di noi, come se non esistessimo.
Basilio Gavazzeni

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