A quarant’anni dalla smilitarizzazione della Polizia
Sono quaranta gli anni che la legge di riforma della polizia ha compiuto oggi 1° aprile 2021. Una legge che ebbe un lungo iter parlamentare iniziato sin dal 1974 e che portò cambiamenti epocali nell’apparato di sicurezza italiano, dagli anni bui del terrorismo, dei poliziotti assassinati ma anche le legittime istanze di rappresentanza sindacale, di miglioramenti economici e, infine, la richiesta di
una maggiore professionalizzazione per esser al passo con le sfide che i nuovi tempi difficili imponevano. Oggi rileggere quelle norme è entusiasmante e una tale riforma sarebbe inimmaginabile, per il suo iter travagliato, ma con un sistema normativo perfetto e ancora attuale. La smilitarizzazione e la conseguente ridefinizione dei ruoli professionali costituivano già una rivoluzione nel sistema di gestione delle forze di polizia; su questo si inserì il riconoscimento di un ruolo a tutto campo delle donne in divisa, che gli altri corpi hanno raggiunto solo successivamente. A questi uomini, che svolgono il loro lavoro in modo dignitoso e con spirito di abnegazione per la
divisa che indossano ho voluto rendere omaggio quasi venticinque anni fa con un lavoro di tesi di laurea dal titolo “Sindacato in polizia e forme di conflitto”, analizzando proprio la situazione conflittuale presente in un settore così peculiare del pubblico impiego, quale quello della Polizia, sia pure con un taglio giuslavoristico, che esamina le situazioni che hanno spinto questi uomini indivisa ad associarsi per intraprendere forme più mature di lotta per meglio evidenziare e difendere i propri interessi. Ecco che rileggere oggi, a distanza di quarant’anni dalla sua promulgazione la Legge n.121 nel 1981 fa riflettere sui grandi passi avanti compiuti a partire dal riconosciuto della piena dignità della donna, alla nascita dei vari uffici e reparti sempre più moderni e all’avanguardia, dalla creazione dell’Ufficio di coordinamento e dei vari Uffici interforze, dell’antidroga al servizio protezione testimoni, della Direzione investigativa antimafia e dell’Interpol. E’ così che il Corpo delle Guardie di P.S. il 1° aprile 1981 viene disciolto e sostituito dall’odierna Polizia di Stato, un
Corpo civile ad ordinamento speciale. Sotto l’aspetto politico e gestionale non cambia nulla: il Ministero dell’Interno è il responsabile esclusivo dell’ordine e della sicurezza pubblica e per tali scopi si avvale sempre dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Cambia l’organizzazione logistica del personale che perde le stellette e viene unificato in un’unica scala gerarchica: spariscono i vecchi gradi sostituiti dalle nuove qualifiche, oggi ancora una volta mutate per essere al passo con i tempi. A ciò si aggiunge la tanto richiesta sindacalizzazione del Corpo che, in quanto civile, ha diritto a farsi rappresentare da propri organismi sindacali interni nei rapporti con il
Ministero e in sede politica. Nascono le prime sigle sindacali, S.I.U.L.P. (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori di Polizia), S.A.P. (Sindacato Autonomo di Polizia), cui negli anni se ne aggiungeranno di nuove (CO.I.S.P., LI.SI.PO., SI.A.P., solo per citarne alcune) e, grazie al loro
operato, i rapporti interni tra poliziotti migliorano decisamente. Gli stipendi aumentano, viene riconosciuta la retribuzione del lavoro straordinario, viene meglio disciplinato il trattamento economico del personale, con specifiche diversificazioni a seconda del suo impiego. Grazie ai rappresentanti sindacali, cui il poliziotto può ora rivolgersi alla luce del sole, egli riceve una migliore tutela nei rapporti gerarchici e disciplinari. Il personale femminile riceve tutela in caso di maternità, in base allo Statuto dei Lavoratori. Ma il cambiamento più radicale dal 1981 è il rapporto sempre più paritario della Polizia con il cittadino che, nel frattempo, ha acquisito piena consapevolezza dei propri diritti e delle proprie prerogative, mentre il poliziotto diventa nel corso degli anni un professionista della sicurezza con una formazione professionale all’avanguardia. L’autorità non è più qualcosa che il cittadino subisce passivamente, senza potervi opporre le proprie legittime rimostranze. Il mutamento delle esigenze di ordine e sicurezza pubblica di questi anni, con la progressiva scomparsa del terrorismo e delle violente manifestazioni di piazza degli anni precedenti, porta anche ad un cambiamento dei vari sistemi di indagine sin dal 1989, con la riforma del Codice di Procedura Penale e la Polizia Giudiziaria è assoggettata ad un numero maggiore divincoli giuridici, in un’ottica decisamente più garantista. I rapporti tra cittadino e Polizia diventano più diretti: anche in ordine pubblico le varie situazioni vengono gestite privilegiando la strada della dialettica a quella della repressione: si passa così alla prevenzione con il controllo del territorio, con personale sia in divisa che in borghese, coadiuvati dalle innovazioni tecnologiche che danno una notevole svolta alla metodologia di indagine e da un diverso sistema di controllo del territorio. All’interno delle Sezioni Volanti nasce un nuovo servizio di prossimità ed è prevista la figura di un poliziotto che possa recarsi nelle abitazioni di persone anziane che si trovino nella condizione di dovere presentare una denuncia, ma di non potersi muovere o di poterlo fare solo con grande fatica.
La Polizia di Stato è oggi un Corpo proiettato verso il futuro, ma attento alle proprie tradizioni; aperto ai cittadini, tanto che all’interno delle Questure c’è l’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico, come in tutti gli uffici pubblici, con personale preparato per rispondere alle esigenze del singolo utente, insieme al servizio internet raggiungibile sul sito www.poliziadistato.it che unitamente alla Polizia di prossimità, creata nel 2002, ha reso un servizio in più al cittadino, che ha fatto aumentare la percezione di sicurezza che il singolo avverte osservando la presenza della Polizia con regolarità, magari in zone che, per varie ragioni, vedevano prima soltanto il passaggio sporadico della Volante.
Pierluigi Diso