CronacaPuglia

A rischio la produzioni di pomodori in Puglia

pomodoriI coltivatori foggiani hanno un nuovo nemico da combattere: si chiama orobanche, un nome di per sé molto accattivante, ma nella realtà è un nemico acerrimo delle solinacee, cioè dei pomodori. Altre varianti linguistiche dell’orobanche sono ‘succhiamele’ o ‘sporchia’. Una pianta dall’anima parassita, capace di resistere nel terreno per 25-30 anni, per poi, improvvisamente, emergere ed attaccare le radici dei pomodori per succhiarne la linfa vitale. E i coltivatori foggiani sono quelli più a rischio, dato che il territorio dauno è il primo produttore nazionale: nel 2012 sui circa 4,4 milioni di tonnellate di pomodori prodotti in Italia, quasi il 50% (oltre 2 milioni), sono stati prodotti a Foggia; nell’intera Spagna, secondo Paese europeo dopo l’Italia, nel 2012 ne sono stati prodotti 1,5 milioni.

L’allarme è scattato soprattutto nel territorio che ha Foggia come epicentro e si estende al Nord nella campagne di Lucera e a Sud in quelle di Cerignola; l’area che costituisce il 70% della produzione provinciale. Ed è proprio in queste campagne che è cominciata la strage, diffondendosi a macchia d’olio. Basta una cifra, emblematica, per capire l’entità del danno: nel 2012 nella provincia furono raccolti 20 milioni di quintali di pomodori (o 2 milioni di tonnellate), quest’anno si farà fatica a raggiungere la metà.

“Se l’anno scorso i lavori sono iniziati dal 15 luglio ai primi di ottobre, quest’anno si è iniziato in ritardo, a fine luglio, e non si supererà il mese di agosto, perché non c’è nulla da raccogliere”, ha detto amaramente Onofrio Giuliano, Presidente di Confagricoltura Foggia. Un altro esempio, che riguarda direttamente Giuliano: nella sua azienda di Cerignola ha messo a dimora piantine rosse su 15 ettari; in due di queste, dove si è risvegliata orobanche, sono stati raccolti 200 quintali di pomodori per ettaro, negli altri 13 (per fortuna distanti da quelli infestati) 120 tonnellate per ettaro. E così Giuliano ha chiesto lumi e, soprattutto, l’aiuto delle facoltà di Agraria di Bari e Foggia, perché si trovi il modo per intervenire e colpire il parassita. “Non è sufficiente mettere a riposo il terreno, come si è pensato di fare in Campania dove negli scorsi anni la produzione è stata colpita drasticamente, favorendo quella pugliese. – ha detto Giuliano – Non basta ed è facile capirlo: se le spore sono silenti nel terreno per 25-30 anni, è evidente che l’intervento di contrasto deve essere di ben altra natura. Non so se può bastare eliminare la terra fino a 80 centimetri di profondità, o abbattere totalmente la flora batterica: purtroppo brancoliamo nel buio, e la ricerca farmacologica per la botanica non ci è viene incontro, per lo meno non ancora. L’orobanche è il cancro del pomodoro e come tale deve essere affrontato».

Le previsioni del presidente di Confagricoltura sono molto negative: c’è il serio rischio di un futuro senza pomodoro (quelli da tavola, coltivati in serra, sono esenti dagli attacchi di orobanche) di qui a molti anni, anche perché in queste condizioni nessun agricoltore può permettersi di rischiare. “Lancio un appello – conclude il dirigente di Confagricoltura – e mi rivolgo innanzitutto alla scienza perché dia risposte di merito. Ma mi rivolgo anche ai mass media che in estate solitamente parlano di pomodoro: quest’anno devono farlo focalizzando il problema, spiegando a tutti che un tassello fondamentale dell’economia pugliese è sotto attacco”.

 

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