Acqua, si è chiuso il sipario sul Forum del Mediterraneo
Dal 1999 al 2014 le perdite idriche in Italia sono passate dal 36,5 al 43,4 percento con una concentrazione nelle regioni del Sud Italia (31 percento al nord, 41 percento al centro e 43 percento al Sud). Lo ha riferito il prof. Mazzola, dell’Università degli studi di Palermo nel corso dell’ultima giornata del Mediterranean Forum on Water resource organizzato dalla Regione Basilicata, Dall’Università degli studi della Basilicata, dall’Arpab nell’ambito del progetto tematico collegato a Expo2015 e Territori denominato “Aqua2015”.
“Dati ancor più gravi se si considera che l’incidenza dei contributi pubblici sul tema delle risorse idriche è maggiore al Sud. Ecco perché – ha aggiunto Mazzola – occorre riorganizzare la governance istituzionale, implementare un modello tariffario anche con regolazione differenziata, attivare misure specifiche al servizio dell’intero Mezzogiorno, riorganizzare l’approvvigionamento primario a scala di distretto idrografico e incentivare la concentrazione di imprese per ambiti regionali o di distretto”.
Proposte concrete, ma anche testimonianze su quello che si sta facendo nelle altre regioni, come l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Basilicata. In particolare, Antonio Bernardo, autorità di gestione Po Fesr della Regione Basilicata, ha illustrato le politiche di coesione per l’acqua attraverso i fondi comunitari.
“Se si considerano i fondi delle ultime tre programmazioni comunitarie (2000 – 2006, 2006 – 2014, 2014 – 2020) la Basilicata ha destinato al settore idrico circa 245 milioni di euro. Ad oggi ne sono stati spesi circa 177 milioni a cui si aggiungono otto milioni di risorse liberate. Nell’ambito del Po Fesr 2014-2020 sono destinati al settore idrico 60 milioni su 826 milioni disponibili, vale a dire poco più del 7 percento. Due i macro obiettivi previsti, il miglioramento del servizio idrico integrato per usi civili e la riduzione delle perdite di rete di acquedotto e il mantenimento e miglioramento della qualità dei corpi idrici”.
Non meno importante il tema dei bacini idrici su cui si è soffermato, nella giornata di ieri, Marco Arcieri, segretario generale del Comitato italiano per l’irrigazione e il drenaggio. Arcieri, in particolare, ha sottolineato la importanza di intervenire sulla manutenzione dei grandi invasi, strutture per la maggior parte ormai vetuste. “Occorre intervenire sulla manutenzione e sul monitoraggio degli invasi per programmare un utilizzo efficiente delle risorse. Per il monitoraggio oggi si possono usare tecniche molto avanzate come l’uso della fibra ottica per verificare lo stato strutturale delle opere. La manutenzione, inoltre, va realizzata non solo all’interno dell’invaso, ma anche e soprattutto nelle zone circostanti assicurando una funzione al patrimonio forestale per evitare il rilascio di detriti che rischiano di aumentare l’erosione costiera”.
E sugli effetti dell’agricoltura sulla risorsa idrica è intervenuta Liliana Cortellini, della Sogesid spa. “L’Unione Europea ha cominciato a legiferare per proteggere acqua negli anni ’80. Il monitoraggio costante dell’acqua è importante per misure parametri di nitrati che possono derivare dalle colture intensive”.
Per Michele Vita, Amministratore Unico di Acquedotto Lucano SpA, “la strada da percorrere è quella indicata dal presidente della Giunta regionale della Basilicata, Marcello Pittella, per la costituzione di un ente strumentale (l’Egrib) ispirato al modello giuridico e istituzionale delle autority, per assicurare l’unitarietà dell’indirizzo politico e programmatico in materia di acqua. A guidarci deve essere uno spirito di responsabilità, anzi, di corresponsabilità. L’utilizzo delle risorse idriche che travalicano limiti territoriali, il trasferimento di risorsa tra diversi bacini idrografici di più regioni, l’utilizzo di acque superficiali e sotterranee non può che avvenire in un clima di solidarietà salvaguardando e tutelando le aspettative ed i diritti delle future generazioni: sono tutte attività di una complessità enorme per le quali il nostro lavoro futuro non potrà che essere forte e rigoroso. Partendo esattamente dall’Accordo di Programma del 1999 ed esaltando e rendendo utile questa storia comune che ha rappresentato sicuramente uno dei precedenti più interessanti a livello nazionale”.
A tirare le conclusioni del forum è stato Elio Manti, dirigente generale del Dipartimento Programmazione e Finanze della Regione Basilicata.
“In questo forum – ha detto Manti – finalmente il mondo dell’ambiente si è confrontato con le politiche di sviluppo. Fino a qualche anno fa il dialogo fra economia ed ambiente sarebbe stato molto difficile. Invece, oggi si è compreso che l’asta fluviale non serve solo a trasportare acqua, ma è una infrastruttura territoriale che consente sviluppo, economia. Il fiume fa comunità, crea l’identità di un territorio. Per questo la tutela delle risorse idriche è un tema che fa parte dello sviluppo locale. Uno sviluppo locale che deve sempre di più essere partecipativo, deve essere condiviso con la comunità così come ci dice l’Unione europea. Ma abbiamo anche bisogno di una organizzazione pubblica capace di realizzare le azioni e di misurare i risultati. Al Governo abbiamo chiesto di intervenire anche sul tema delle risorse idriche per progetti negli invasi, nella organizzazione del ciclo dell’acqua, per i contratti di fiume e un fondo strategico per le infrastrutture delle risorse idriche perchè l’acqua rappresenta la storia sociale di una comunità”.