da Enzo Ferrara, con la collaborazione di Antonio Guerricchio, geloso, attento e amorevole custode dell’Archivio Guerricchio – è curata da
Mariadelaide Cuozzo, Docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università degli Studi della Basilicata e da Michele Saponaro che negli anni Ottanta ha conosciuto e frequentato Luigi Guerricchio fino al suo ultimo e fatidico giorno di vita quando a Matera nel Caffè Hemingway, il 25 giugno 1996, fu presentato Il Mercante della Murgia, il testamento artistico del “Guttuso della Murgia”.
«Nato nel 1932, Guerricchio appartiene – come scrive la Cuozzo nel suo saggio – a quella generazione di artisti lucani che esordirono negli anni Cinquanta sotto la fondamentale influenza intellettuale di Carlo Levi, Rocco Scotellaro, Leonardo Sinisgalli, Ernesto de Martino e della cultura politica di segno meridionalista. La sua storia fu inizialmente caratterizzata da un nomadismo cosmopolita, da allontanamenti e ritorni, da viaggi, contatti e conoscenze fondamentali che gli consentirono di allargare i propri orizzonti culturali».
E ancora: «Tra la fine degli anni Sessanta e gran parte degli anni Settanta, in un momento apicale della produzione figurativa di Guerricchio, ben rappresentato dalle opere inedite selezionate, si apre una fase di intenso sperimentalismo coniugato a una raggiunta padronanza dei mezzi espressivi. Tale straordinaria stagione creativa, intensamente emozionale, fu caratterizzata da un espressionismo violento che stravolgeva le coordinate spaziali e figurative, sospendendo la rappresentazione tra realismo e visionarietà. Sia nei dipinti che nei di
segni e nelle incisioni, l’artista raffigurava i suoi luoghi e la sua gente; tuttavia nella sua interpretazione il noto e il quotidiano si rivelano essere tali solo in apparenza, mutandosi in apparizioni tutt’altro che rassicuranti che nascondono un lato inquietante e quasi alieno».
Le straordinarie foto, in rigoroso bianconero, che ritraggono Luigi Guerricchio nel suo studio, sono di Giuseppe Maino: la sua prematura scomparsa, avvenuta qualche anno fa, ha lasciato un vuoto incolmabile nel campo della fotografia. E’ possibile visitare la mostra fino al
7 dicembre 2022, tutti i giorni dalle ore 16.00 alle 21.00 e la Domenica anche in ore antimeridiane dalle ore 10.00 alle 13.00. Ingresso
libero.