‘Fà afafine’, il commento del Movimento famiglia e Vita
In riferimento allo spettacolo teatrale Fa’afafine in programma il 13 marzo 2017 a Matera, indirizzato alle scolaresche dell’età compresa tra 8 e 16 anni, e al dibattito che ne è seguito, dopo le dichiarazioni di don Filippo Lombardi e don Nicola Gurrado, che si oppongono alla sua messa in scena per le scuole perché fuorviante, con la presa di posizione di politici pro e contro e del Garante per l’infanzia del Comune di Matera, chiaramente contraria all’operazione il cui «scopo, non celato, di “instillare” nelle giovani generazioni, la problematica dell’esistenza di un tertiumgenus, non meglio precisato, oltre a maschio e femmina, tanto residuale, quanto pericoloso e confusivo per la sana ed equilibrata crescita del minore», anche noi come famiglie che quotidianamente educhiamo con fatica e speranza i nostri figli vogliamo esprimere la nostra preoccupazione e indignazione per come vengono trattati i nostri figli e tematiche tanto delicate quanto decisive per la loro crescita psicologica, morale e culturale.
Ci sembra utile entrare nel merito della questione perché sia chiara la posta in gioco e perché il confronto faccia crescere una consapevolezza critica nelle famiglie e nelle associazioni, nella scuola e nella società civile. Come Movimento di famiglie da anni studiamo queste tematiche perché abbiamo a cuore il bene dei nostri figli e di tutti i giovani che si affacciano alla vita. Oltre ad incontri culturali e iniziative di sensibilizzazione non sono mancate in questi anni forme di accoglienza e accompagnamento di genitori e figli che soffrivano per la confusione circa la propria identità sessuale. Su questa strada vogliamo continuare a dare il nostro contributo alla costruzione di una società più giusta e inclusiva, senza pregiudizi e discriminazioni. Proprio per questo, però, siamo contrari ad ogni mistificazione della realtà che, ideologicamente, si presenta all’opinione pubblica con nobili motivazioni che non potrebbero vedere dissenziente nessun uomo onesto e intelligente, ma che “furbescamente” vogliono far passare per “scientifiche” posizioni arbitrarie senza alcun riscontro nella vita e negli studi seri del settore.
Vogliamo richiamare l’attenzione su quanto detto in alcuni interventi in difesa della messa in scena dello spettacolo per gli studenti materani portando come motivazione la sensibilizzazione contro ogni forma di discriminazione, soprattutto in relazione al sesso e all’orientamento sessuale. Si è detto che lo spettacolo in questione non è ideologico e che non esiste un’ideologia del gender ma studi scientifici di genere che hanno contribuito a formare una maggiore consapevolezza in ordine alle discriminazioni di genere. È vero, esistono questi studi, e non possiamo non accoglierli con favore, ma non tutti gli studi appartengono a questa categoria di ricerca, ce ne sono altri che costituiscono la gender theory come paradigma ideologico (non inventato dai cattolici) che vuole sovvertire la società a partire dalla sovversione dell’eterosessualità e della differenza sessuale ritenute, da questi autori, a torto, uno stereotipo sociale e non un dato naturale. Da qui l’idea che il genere sessuale è una costruzione sociale che può essere modificato dal soggetto e che l’orientamento sessuale è una scelta personale. Un’autrice e sostenitrice di queste idee, per fare un nome storico, è la femminista americana Judith Butler (cfr. il suo Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Editori Laterza 2013).
Ci chiediamo: il messaggio che porta lo spettacolo in questione a quale categoria di studi si riferisce? A sentire la presentazione che su You Tube ne fa il regista, Giuliano Scarpinato, non ci sono dubbi. Ecco le sue parole: «Lo spettacolo è incentrato sulla vicenda di Alex White, un “gender creative child”, ovvero un ragazzino di genere fluido che si percepisce maschio nei giorni pari e femmina nei giorni dispari» (https://www.youtube.com/watch?v=iUiSF1h73zE). Si tratta quindi di «un bambino che non ha ancora deciso se essere maschio o femmina», come lo descrive Dino Quarantino, presidente del Consorzio Teatri Uniti di Basilicata, che ha selezionato lo spettacolo per la nostra regione. Poniamo dunque una domanda seria e laica ai promotori dello spettacolo: sulla base di quale fondamento scientifico si può affermare che è nel potere del bambino decidere se essere maschio o femmina, a dispetto della sua fisiologia, del suo carattere genetico e della sua stessa psicologia? Censurare queste e altre domande – diverse ne pone anche la laica Associazione di Genitori e Amici di Persone Omosessuali (AGAPO) sul proprio sito: http://www.agapo.net/index.php/documenti/53-domande-laiche-sulle-fa-afafine -, è solo ideologia, quella del gender appunto, sul cui altare non è lecito a nessuno sacrificare bambini in formazione, che di tutto hanno bisogno tranne di identità fluide e incerte.
A conclusione sentiamo di ringraziare don Filippo Lombardi e don Nicola Gurrado che con il loro comunicato hanno portato una doverosa attenzione critica su quanto si stava organizzando all’insaputa delle famiglie, la Garante per l’infanzia del Comune di Matera e quanti hanno organizzato il convegno di sabato 4 marzo al Palace Hotel di Matera, offrendo così un’opportunità di confronto pubblico, tanto necessario alla formazione di una coscienza critica nell’opinione pubblica materana.