BasilicataCultura

Al Musma un libro e cento disegni nel nome dell’Europa

musma libro giulia mafaiSabato 16 novembre si è tenuta al MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea. Matera la presentazione del libro di Giulia Mafai (Roma 1930), “La ragazza con il violino”, biografia di sua madre, la pittrice e scultrice Antonietta Raphaël (Kaunas-Lt, 1895 – Roma, 1975). In questa occasione la Signora Mafai ha donato al MUSMA 100 disegni della Raphaël, che saranno in esposizione fino al 7 febbraio 2014. I preziosissimi disegni hanno “invaso” il museo con una dirompente forza espressiva. Con tratti essenziali ma nello stesso tempo colmi di vitalità rappresentano una sorta di “diario visivo” che attraversa tutta la vita dell’artista russa, dal 1930 al 1973, concreta testimonianza di un ininterrotto amore per il lavoro, per la vita, per la cultura che l’Europa di quegli anni riusciva a trasmettere nel mondo.

I saluti dell’Avv. Raffaello De Ruggieri, Presidente della Fondazione Zetema, hanno introdotto il pomeriggio. De Ruggieri ha ricordato, con grande emozione, il primo traguardo di Matera tra le sei candidate a Capitale europea della Cultura 2019, grazie alla sua capacità di essere “sorgente di creatività”, anche per la presenza di luoghi come il MUSMA, “produttori e non consumatori di cultura”. Infatti, non a caso, il primo passo verso il nuovo traguardo del 2019, è stata l’“immersione” nell’appassionante vita dell’artista nata a Kaunas, in Lituania, il 29 luglio del 1895 e definita da Giuseppe Appella “il vento dell’Europa che approda a Roma e quindi a Matera”. Lo storico dell’arte, amico dei Mafai fin dai primi anni sessanta, ha sottolineato come la Raphaël ritenesse indispensabile, per lei e per la sua famiglia, una formazione europea, fuori dai vincoli imposti dalla provincia, costringendo il marito, il pittore Mario Mafai, nel 1930, a seguirla a Parigi, lasciando le tre figlie, Giulia aveva appena un mese, alle cure della nonna paterna. Lì vissero nella miseria, facendo i lavori più umili ma per Antonietta era fondamentale vedere il mondo, girare, apprendere con e dagli altri. È un libro, ha sottolineato Appella, in cui, attraverso un ritratto di famiglia, si raccontano fatti e particolari che consentono non solo di mettere ordine nella vita della celebre coppia ma, soprattutto, di entrare nel clima autentico dell’arte del 900: un ritratto dei due personaggi principali, Antonietta Raphaël e Mario Mafai, delle loro tre figlie (Miriam, giornalista e scrittrice, Simona, senatrice del PCI, Giulia, costumista del cinema e del teatro), e di quanti arricchivano quegli anni strepitosi costantemente rivolti verso l’Europa: Scipione, Mazzacurati, Cagli, Manzù, De Libero, Sinisgalli, Mezio, Epstein, Zadkine, Mimì Pecci Blunt, Ziveri, Isaac Rosenberg, Ragghianti, Brandi, Jesi, Della Ragione, Montale, Sbarbaro, Longhi, Guttuso, Alvaro, Consagra, Perilli, Scialoja.

Giulia Mafai, commossa e compiaciuta di trovarsi in un Museo di cui aveva sentito tanto parlare, ha ricordato il suo ritorno a Matera dopo la “Grande mostra nei Sassi” dedicata alla madre nel 2003. Ha definito la Raphaël una “donna con il machete in mano”, una lottatrice che sempre ha combattuto per realizzare i suoi sogni e quelli di chi le stava accanto. La sua “dirompente follia” le ha permesso di anticipare i tempi, come solo gli artisti possono fare, perché con la loro sensibilità vivono la contemporaneità guardando al futuro. I musei sono nati per questo, per conoscere l’arte e attraverso essa acquisire gli strumenti per interpretare presente e futuro. Uno dei drammi dei nostri giorni, ha aggiunto Giulia Mafai, è vivere senza utopia e punti di riferimento, ma i musei sono “castelli dell’utopia”, dove l’uomo può riprendere in mano una vita in cui oggi troppo spesso si perde l’orientamento.

 

 

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