Al Musma una mostra ed un volume per raccontare gli anni cruciali di un’Italia diversa
Il fermento culturale della galleria d’arte romana La Nuova Pesa rivive al Musma di Matera in una temporanea allestita nelle Sale della Caccia. Alla vernice della mostra, sabato 14 maggio 2011 alle 18, interverrà l’attrice e gallerista Simona Marchini. L’inaugurazione sarà l’occasione per presentare anche nella città dei Sassi il volume La Nuova Pesa / 1. Storia di una galleria 1959-1976, De Luca Editori d’Arte Roma, con testi a firma di Giuseppe Appella, Enrico Crispolti, Nicola Tranfaglia e di Simona Marchini. La serata sarà introdotta dal presidente della Fondazione Zetema, Raffaello De Ruggieri, e parteciperanno alla presentazione che intende ricostruire il clima di quegli anni nell’arte, nella letteratura e nel cinema: Giuseppe Appella, storico dell’arte, curatore del Museo, Franco Vitelli, critico letterario, Università degli Studi di Bari, Antongiulio Mancino, critico cinematografico, Università degli Studi di Macerata. Simona Marchini, per l’occasione, proporrà al pubblico presente alcuni momenti della commedia La Mostra, andata in scena a Roma lo scorso mese con la regia di Gigi Proietti. Una performance comica sull’attualità italiana, sugli artisti del Bel paese e sulla vita della protagonista. Intepretando se stessa, Marchini chiarisce l’importanza dell’arte che, in questo momento politico così buio, non è più considerata di moda. Il Musma, il Museo della Scultura contemporanea di Matera, che nella sua collezione ospita gli scultori de La Nuova Pesa, e i pittori che si sono dedicati alla scultura: Gaetaniello, Guerricchio, Gianquinto, Raphaël, Manzù, Picasso, Mazzacurati, Mirko, Bodini, Ortega, Fazzini, Mazzullo, Pietro Cascella, Ipousteguy e Trubbiani, presenta una mostra arricchita da immagini e documenti esposti nella Biblioteca Schieiwiller. La galleria La Nuova Pesa contava fra i suoi frequentatori abituali personaggi come: Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Elio Petri, Gaspero Del Corso e Irene Brin, Giorgio Bassani, Roberto Longhi, Monica Vitti, Pietro Germi, Valentino Bompiani, Cesare Zavattini, Ennio Flaiano, Giulio Einaudi, Palmiro Togliatti, Burt Lancaster, Leonida Repaci, Mario Praz, Palma Bucarelli, Giulio Carlo Argan, Pietro Campilli, Alberto Lattuada, Giulietta Masina, Federico Fellini, Valerio Zurlini, Giancarlo Vigorelli, Rafael Alberti, Giuliano Briganti, Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Leonardo Sinisgalli, Libero De Libero, Giorgio Amendola, Michelangelo Antonioni, Franco Russoli, Gillo Pontecorvo. Non solo: in quella galleria ha ha mosso i primi passi Luigi Guerricchio e Josè Ortega ha trovato la sua prima vetrina italiana.
Il volume La Nuova Pesa / 1. Storia di una galleria 1959-1976 ha l’intenzione di approfondire da più punti di vista, da quello marcatamente critico, a quello storico e testimoniale, un’attività culturale che è stata una delle fucine più produttive e vitali del tempo. La riproduzione delle copertine dei cataloghi di tutte le mostre organizzate da La Nuova Pesa, l’apparato fotografico e quello bibliografico, la cronologia delle mostre (alle cui ricerche hanno collaborato Bruna Fontana e Onofrio Nuzzolese) fanno inoltre da sponda filologica e documentaria alla già ricca analisi contenuta nei testi pubblicati. Il libro che si presenta e la mostra che l’accompagna, sono un tentativo di non lasciare nulla di storicamente inevaso su La Nuova Pesa. La mostra del Musma rimarrà aperta al pubblico fino al 16 giugno 2011.
Nota criticha a cura di Giuseppe Appella su La Nuova Pesa
Il 23 aprile 1959, al primo piano del palazzo di via Frattina 99, sotto l’unico balcone di marmo tra tanti balconcini di ferro del periodo umbertino di cui si fregia la strada, apre la Galleria d’Arte La Nuova Pesa. Doveva chiamarsi “Il Balcone” ma, alla fine, per quell’insieme di significati polemici e critici legati al momento storico e al clima romano, prevale “La Nuova Pesa”: un nome rinascimentale per un programma preciso: “Stabilire in un sereno e vasto panorama dei valori italiani e mondiali, quali che siano le correnti artistiche più ricche di risultati, senza discriminazioni, senza scomuniche e programmatici rifiuti”. Sostenitore dell’iniziativa è l’imprenditore Alvaro Marchini che, nel corso degli anni, si avvale dei consigli di Renato Guttuso, oltre che del contributo di Dario Durbè, Mario Penelope, Antonello Trombadori, Fernando Terenzi, Laura Mazza e della costante presenza di critici quali Dario Micacchi, Antonio Del Guercio, Duilio Morosini, Mario De Micheli, Raffaele De Grada, Marcello Venturoli, Enrico Crispolti.
La Galleria, tra il 1959 e il 1976, si pone come il punto di riferimento del neorealismo e la risposta ai linguaggi imposti dall’informale prima, dall’espressionismo astratto americano, dalla pop-art e dall’arte povera poi, attraverso una serie di esposizioni di grande rilievo (Picasso, Braque, Léger, Gris, Mafai, Manzù, Sironi, Cagli, Levi, Ziveri, Mazzacurati, Guttuso, Raphaël, Mirko, Donghi, Fazzini, Francalancia, Pirandello, Licini, Edita Broglio) e la proposta di giovani emergenti (Vacchi, Fieschi, Vespignani, Ferroni, Gianquinto, Ortega, Guccione, Guerreschi, Dova, Bodini, Guerricchio, Caruso, Calabria, Titina Maselli). Alla base di tutte le iniziative, il desiderio di ricollegarsi ai fenomeni artistici anteguerra cercando di imbastire la trama della nuova cultura figurativa moderna in Italia, di offrire la possibilità di guardare quasi “da posteri” ad un periodo ricco di generosità e di intelligenza creativa; di mettere in luce momenti e artisti sui quali si vuole ingiustamente mettere un velo e che, al contrario, offrono elementi necessari a comprendere le radici dell’arte contemporanea italiana, per ravvisare la fisionomia originale, non cosmopolita, delle sue relazioni con le più moderne sperimentazioni internazionali, soprattutto europee.