Al via la campagna referendaria della CGIL per l’abolizione dei voucher
Al via a Potenza la campagna referendaria per l’abrogazione dei voucher e per la responsabilità solidale in materia di appalti. Sabato 11 febbraio, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale per i referendum promossi dalla Cgil, il sindacato scenderà in piazza “per sollecitare il governo a definire al più presto la data del voto e il Parlamento a discutere la legge d’iniziativa popolare sulla Carta dei diritti universali”.
L’appuntamento, fa sapere la Cgil, è alle ore 11.30 in piazza Mario Pagano per una festa di piazza in cui, accompagnati da un aperitivo, potremmo cominciare a scambiarci idee, impressioni ed esperienze legate al mondo del lavoro nel suo complesso. Alle 12, in contemporanea a tante altre piazze italiane, si leveranno in cielo centinaia di palloncini: un gesto simbolico per sottolineare l’impegno della Cgil nella battaglia per “liberare il lavoro”.
“Il tema del lavoro – aggiunge il sindacato – è un tema che riguarda tutti, valicando ideologie e appartenenze. In una società in cui la disuguaglianza è diventata non solo distribuzione diseguale del reddito e della ricchezza ma distribuzione diseguale di futuro e di opportunità, con un abbassamento generale della qualità della vita dei singoli e delle comunità, parlare di lavoro e di diritti come garanzia di dignità e speranze di vita è sembrato sempre più fuori luogo.
Il referendum ha il merito di rimettere al centro del dibattito il lavoro e i diritti in capo alla persona a prescindere dalla tipologia contrattuale, rivolgendosi a tutti: collaboratori occasionali, veri o finti autonomi, professionisti atipici, flessibili, precari, discontinui. Lavoro sì, ma senza riconoscere valore alle capacità, alla fatica, al contributo di ciascuno per il progresso di tutti. Un lavoro svilito, frantumato e indebolito, una variabile sempre più dipendente dalle condizioni dell’economia e del mercato. La precarietà genera insicurezza che, muovendo dalle condizioni di lavoro, diventa insicurezza delle condizioni di vita. E i tragici avvenimenti di questi ultimi giorni, purtroppo, ce ne danno atto. Se un giovane appena trentenne decide di togliersi la vita “ucciso dal precariato”, vuol dire che siamo in piena emergenza.