Albano di Lucania ricorda Francesco Netri
Diritti, ruralità, emigrazione, Sud sono elementi condensati nella vita e nelle opere di Francisco Netri che, dalla piccola Basilicata, seppe lottare –pagando con la morte- per altissimi ideali che lo consegnano alla storia. Agenzia lucana per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura ha meritoriamente ricordato ad Albano di Lucania, suo paese d’origine, l’avvocato lucano martire in Argentina per aver difeso i diritti dei contadini del Sud America. Sud che si incrociano, fondono e confondono lungo una linea immaginaria di soprusi e lotte sociali. Una figura che va studiata e tramandata ai posteri evitando un oblio che rappresenterebbe per Francisco un nuovo martirio che, in questo caso, ci vedrebbe annoverati tra i “mandanti ed esecutori”.
L’avvocato Netri, nato in Lucania, frequentò le scuole del suo paese, le superiori a Potenza e la facoltà di giurisprudenza a Napoli, mentre la madre e gli altri fratelli erano già emigrati in Argentina. Quando nel 1897 li raggiunse a Buenos Aires, Francisco era un già un giovane professionista che anteponeva gli interessi dei troppi diseredati e dei poveri a quelli dei pochi ricchi e dei benestanti. Una scelta di campo netta. Senza infingimenti o tatticismi decise da che parte stare. Da Lucano, da emigrante acculturato non volle confondersi né con l’aristocrazia terriera, né tantomeno con una borghesia parassitaria e connivente. Scelse gli umili e indifesi. InArgentina, ben sapendo dei rischi che correva, non perse l’occasione per seguire e difendere tanti connazionali che stavano lottando per la loro dignità e il lavoro. I lucani, quindi, la rivoluzione non si limitano a sbandierarla, ma l’hanno realmente praticata al fianco dei campesinos e di chi chiedeva solo terra da coltivare. Una rivoluzione agraria, una agognata riforma agraria ante litteram, che il giovane avvocato lucano riuscì a portare a termine nel Paese d’adozione, senza dimenticare le sue origini e ciò che aveva lasciato in Basilicata, dove per attendere una coerente e sostanziosa riforma agraria occorrerà pazientare ben oltre i due conflitti bellici. Bene ha fatto l’Alsia e il suo direttore, Domenico Romaniello, a legare i due eventi per ripercorrerli con una meritoria mostra fotografica sui paesaggi della Riforma agraria dal titolo “SUDDI(s)Ti”, dedicata agli interventi portati a termine negli anni 50 e 60.