All’Ospedale Santa Maria una nuova procedura chirurgica per trattare l’artrosi con un recupero funzionale del paziente in 48 ore
All’Ospedale Santa Maria la Chirurgia Ortopedica ha perfezionato le proprie tecniche di intervento per trattare una patologia molto diffusa, quale l’artrosi dell’anca (coxartrosi). L’equipe della Unità Operativa di Ortopedia – guidata dal dottor Giovanni Vavalle – ha eseguito in due pazienti di 83 anni – entrambi affetti da coxartrosi – l’innesto di due protesi di anca per via anteriore. Si tratta di una procedura mininvasiva per trattare l’artrosi che consente – anche in pazienti molto anziani – un recupero funzionale in 48 ore e tempi di dimissioni decisamente ridotti, che non superano i 3-4 giorni.
“Entrambi gli interventi sono stati eseguiti attraverso la via di accesso chirurgica – il punto in cui si incide la cute – detta “anteriore” – spiega il dottor Vavalle – cioè nella parte alta e anteriore dell’articolazione, vicino all’inguine. Con una piccola incisione di otto-dieci centimetri abbiamo proceduto a impiantare una protesi in titanio, passando attraverso uno spazio naturale, tra piani muscolari, senza la necessità di sezionare e/o distaccare i relativi tendini. I muscoli vengono così divaricati e quindi risparmiati dal danno chirurgico”.
Si tratta di una via chirurgica mininvasiva che può essere utilizzata prevalentemente nei casi in cui le alterazioni morfologiche dell’anca non sono gravemente deformate. “Il vantaggio della suddetta procedura chirurgica è quello di consentire un rapido recupero funzionale, ossia una precoce mobilizzazione e una rapida ripresa della deambulazione senza evidente zoppia, con ridotte perdite ematiche e ridotto dolore perioperatorio”– aggiunge il responsabile dell’ Ortopedia di Ospedale Santa Maria –grazie al rispetto delle strutture muscolari e delle loro inserzioni.
Rispetto ad altre metodiche, la protesi di anca per via anteriore permette di rispettare i tessuti nobili dell’ articolazione artrosica senza sovvertire la biomeccanica e la anatomia della articolazione stessa. Questo si traduce in una ripresa più rapida della deambulazione e quindi in tempi di dimissioni più ridotti per i pazienti.
L’intervento di protesi di anca mira a eliminare il dolore spesso causato da una patologia degenerativa quale l’artrosi, ripristinare una buona articolarità e permettere al paziente di svolgere le proprie attività quotidiane nella progressiva ripresa di autonomia e funzionalità. La via d’accesso anteriore, in associazione a impianti protesici e a strumentari dedicati, consente di effettuare l’intervento di sostituzione protesica dell’anca con un approccio a ridotta invasività, divaricando e non disinserendo i capi muscolari.
La chirurgia protesica dell’anca oggi propone soluzioni volte al risparmio del patrimonio osseo e al rispetto di muscoli e dei tendini al fine di diminuire le complicazioni e ridurre i tempi di recupero, quello che gli americani chiamano la “Tissue Sparing”ossia la chirurgia del risparmio dei tessuti.
“L’approccio mininvasivo ha cambiato lo scenario della chirurgia protesica dell’anca, in cui il minor danno chirurgico insieme alla migliore gestione del dolore e del sanguinamento, permette di mettere in piedi il paziente dopo 48 ore e consentire una dimissione rapida dopo 3-4 giorni. Vengono così eliminate le complicanze dell’allettamento, come trombosi, infezioni e insufficienze respiratorie” – conclude il dottor Vavalle.