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Alluvione in Basilicata, il Governo blocca i fondi e chiede di aumentare le imposte

A oltre un mese e mezzo dal nubifragio del primo marzo scorso, nemmeno un euro è stato destinato dal Governo centrale al soccorso delle popolazioni lucane colpite dall’evento calamitoso e al ristoro dei danni. L’adozione, da parte del Governo nazionale, del decreto che indicava la Basilicata tra le zone danneggiate è rimasta un mero adempimento formale senza che sia seguito lo stanziamento di risorse per dar corso agli interventi di risistemazione. Un passo avanti per l’Adozione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri lo si aspettava oggi dalla riunione convocata a Roma dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile con i rappresentanti del Ministero dell’Economia e le Regioni danneggiate Abruzzo, Basilicata e Marche, ma i ragionamenti avviati sulla quantificazione dei danni sono stati letteralmente troncati dall’arrivo del consigliere giuridico del ministro Tremonti, Italo Volpe, che ha imposto il rinvio di ogni ragionamento a quando le stesse regioni avranno provveduto ad aumentare al massimo le imposte di propria competenza. A nulla è valsa anche la diversa posizione dei rappresentanti della Protezione Civile che hanno tra l’altro certificato il lavoro “preciso, puntuale e rigoroso” fatto per la rilevazione dei danni.

“Quella che si sta consumando a danno della Basilicata – accusa l’assessore alle Infrastrutture della Regione, Rosa Gentile – è una battaglia ideologica. In pratica il Governo chiede alla Basilicata di portare al massimo tutte le sue tasse, in base a quanto lo stesso esecutivo ha deciso qualche mese fa nel ‘Milleproroghe’, come condizioni preliminare per intervenire con altri aiuti. Da subito avevamo manifestato la nostra contrarietà a questa ipotesi, sia per non gravare con nuovi tributi su chi già aveva subito un danno sia perché una tale misura non risolverebbe praticamente nulla poichè essendo la Basilicata la regione a minor gettito fiscale, le risorse recuperate sarebbero irrisorie, e ci eravamo offerti di sostituire questo gettito con altre somme di competenza regionale. Questa posizione, portata avanti con il sostegno indistinto di tutte le forze politiche della Basilicata, ci sembrava essere stata ragionevolmente compresa dal Governo, ma a distanza di un mese e mezzo oggi ci viene ripetuto che senza alzare al massimo le imposte regionali e l’accisa sui carburanti non avremo un euro”. A testimonianza delle scelte fatte, oggi al tavolo del Dipartimento nazionale di Protezione Civile la Basilicata si era presentata con l’impegno a coprire in proprio circa 2 dei 6 milioni di euro che erano stati impiegati nell’emergenza, e con la dichiarata volontà di fare altrettanto anche nella successiva fase di ristoro dei danni. Ma tutto è stato vano.

La posizione della Regione Basilicata nei confronti del Governo, espressa dall’assessore Gentile dopo aver fatto il punto in una riunione di Giunta col presidente De Filippo, è estremamente dura. “Esponenti di Governo – spiega Gentile – in relazione alla vicenda immigrati si chiedono se abbia un senso riconoscersi nell’Unione Europea se serve solo a dare vincoli e non a interventi improntati a un comune senso di solidarietà; in questa occasione verrebbe da fare lo stesso ragionamento nei confronti dell’appartenenza nazionale. La verità – conclude – è che anche attraverso comportamenti di questo tipo si mina il sentimento unitario nazionale: certamente i cittadini del Metapontino avranno difficoltà a sentirsi una sola cosa con quelli del Veneto sui quali, a novembre dell’anno scorso, dopo l’acqua è arrivata una pioggia di milioni dal Governo. E anche i cittadini della Val d’Agri non potranno riconoscersi in uno Stato che da una parte gli promette una card con qualche decina di euro di carburante in riconoscimento dell’apporto di petrolio dato al Paese, e dall’altro chiede di pagare la benzina più che in ogni altra parte d’Italia con l’aumento al massimo delle accise”.

Ma, mentre da Roma non arriva un euro di aiuto, la Regione Basilicata, pur nelle ristrettezze finanziarie di questa fase, continua i suoi sforzi per aiutare quanti hanno subito danni dall’alluvione dello scorso 1 marzo. Su proposta dell’assessore all’Agricoltura Vilma Mazzocco, la giunta ha approvato tre provvedimenti con i quali si concedono aiuti alle aziende che hanno subito perdite di coltivazioni e bestiame e si interviene per far fronte ai canoni irrigui che le aziende gravemente danneggiate non potranno versare. In particolare, sono stati stanziati 100mila euro in favore dei consorzi di difesa per concedere contributi fino a 15mila euro quali anticipi su eventuali e future indennità in favore di imprese agricole alluvionate che abbiano subito una perdita di almeno il 70 per cento della produzione lorda vendibile. Altri 200mila euro sono stati invece destinati a ristorare del danno le imprese che hanno registrato perdite di bestiame. Più consistente, ossia un milione 553mila euro, la somma destinata al Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto in sostituzione dei canoni irrigui a cui avrebbero dovuto far fronte le imprese che hanno subito danni per almeno il 30 per cento della produzione lorda vendibile.

“Continuiamo a fare il possibile – ha detto l’assessore Mazzocco illustrando il provvedimento – ma certamente non è pensabile che la Regione possa con le sue sole energie a fronte agli ingenti danni che si sono verificati. Il comparto agricolo è allo stremo, e se non si interviene subito ai danni fatti dall’acqua si aggiungeranno quelli dovuti all’inattività, all’impossibilità delle aziende di ripartire. Questo ragionamento che è stato ritenuto valido, nel recente passato, per il Veneto è valido anche nel nostro caso. Almeno per chi, come noi, parte dal principio che siamo nella stessa Italia”.

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