Ambulatorio di Cardiologia di Genere: curate quasi 700 donne di tutte le età
Curare il cuore delle donne a tutte le età. Ora anche in menopausa. L’Ambulatorio di Cardiologia di Genere del Presidio Integrato di Triggiano raggiunge così un’altra fascia di utenti, e sono già quasi 700 quelle trattate dal 2020 ad oggi, completando con un servizio ambulatoriale dedicato l’offerta di prestazioni del “Progetto Donna”, partito come una sperimentazione e ormai diventato un percorso strutturato e multidisciplinare. Dove contano l’informazione e la sensibilizzazione delle donne sulla specificità dei rischi legati alle malattie cardiovascolari (MCV), che rappresentano la principale causa di mortalità a livello globale e, nel caso della cardiopatia ischemica, sono responsabili del 45% di queste morti nel sesso femminile, ma anche l’attenzione degli operatori sanitari nell’indirizzare le pazienti sulla strada giusta.
Di qui l’importanza del corso di formazione “Il percorso multidisciplinare della donna in menopausa”, tenutosi in due edizioni nell’auditorium dell’ex CTO (1-25 novembre e 2-9 dicembre 2024), per fornire agli stessi operatori le conoscenze necessarie per gestire in maniera efficace e multidisciplinare il percorso di cura della donna in menopausa, affrontando i diversi aspetti clinici, psicologici e sociali associati a questa fase della vita.
Responsabile dell’Ambulatorio di Cardiologia di genere è la dr.ssa Adele Lillo, che ha curato il Progetto Donna assieme all’epidemiologa dr.ssa Maria Teresa Balducci. «Per molto tempo – spiega la dr.ssa Lillo – si è sottostimato il rischio cardiovascolare nella donna, considerandola protetta dalle malattie cardiovascolari, proprio per la presenza degli estrogeni che hanno sì un ruolo protettivo, ma non sono sufficienti a giustificare la ridotta soglia di attenzione che si è avuta nei confronti della problematica. La menopausa, quindi, costituisce di per sé un momento cruciale nella vita della donna, non soltanto dal punto di vista riproduttivo».
La riduzione della mobilità, l’aumento di peso e della massa grassa, l’elevato grado di comorbidità, i disturbi del sonno ed il peggioramento dello stato ansioso-depressivo, comportano una riduzione significativa della qualità di vita e della sopravvivenza nelle donne affette da patologia cardiovascolare.
«Da gennaio 2020 ad oggi – continua Lillo – abbiamo valutato 680 pazienti, con un’età media di 66 anni, ipertese nel 20%, ipercolesterolemiche nel 16%, con almeno 1 fattore di rischio. Da gennaio 2023 abbiamo aperto le agende del “Progetto Menopausa”, dedicato a donne di età compresa tra 45-65 anni in menopausa». Con un obiettivo chiaro, ossia la creazione un percorso personalizzato che, oltre alla risoluzione di sintomi eventualmente insorgenti (vampate, variazioni dell’umore, insonnia, aumento di peso, ecc.), si occupi della prevenzione di patologie che possono insorgere più in là nel tempo (osteoporosi, malattie metaboliche e cardiovascolari, variazioni della memoria, ecc.).
Come accedere all’Ambulatorio Menopausa
L’accesso all’ambulatorio della menopausa, come per il “Progetto donna”, avviene tramite prenotazione al CUP con prescrizione del medico di medicina generale che effettua lo screening. La prescrizione deve essere obbligatoriamente fatta su impegnativa SSN (ricetta rossa o ricetta dematerializzata) con richiesta di “prima visita menopausa” e con classe di priorità P (programmata). Per gli ulteriori controlli (visita di controllo successiva alla prima), la prenotazione avviene a cura del personale dell’ambulatorio di menopausa, con prescrizione su ricettario SSN da parte dello specialista.
Nel percorso rientrano la possibilità di consulenze presso medici specialisti dell’Ambulatorio di Menopausa, approfondimenti in presenza di eventuali disturbi e predisposizioni genetiche, oppure l’elaborazione di una strategia del tutto individuale, con una serie di visite più frequenti nell’arco di un anno. «L’importanza e la necessità di questi percorsi dedicati – conclude Lillo – è stata codificata a livello regionale con un Documento finale creato dal gruppo di lavoro sulla formazione in Medicina di genere pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 agosto scorso, in cui si sottolinea il potenziamento formativo del personale sanitario con corsi ECM monotematici ed universitari, percorsi clinici e Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali: una strada su cui la ASL Bari è fortemente impegnata».