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Anatocismo bancario: seminario per le imprese

Si è tenuto oggi (giovedì 20 ottobre), presso la sede di Confapi Matera, un seminario tecnico sul tema dell’anatocismo bancario, cioè del divieto di capitalizzazione periodica degli interessi, dedicato alle imprese e ai loro consulenti. Tornato di attualità sia sotto il profilo giurisprudenziale che sotto quello legislativo, a seguito della pubblicazione della legge di riforma delle banche di credito cooperativo, l’anatocismo viene di fatto ripristinato per quanto riguarda la produzione di interessi sugli interessi di mora.
Riappare dunque il pericolo di pagare alle banche somme esorbitanti, subendo un danno contro cui è necessario tutelarsi, anche in tribunale. Per questo motivo Confapi Matera ha ritenuto opportuno fornire un servizio di consulenza gratuita in materia bancaria, a favore delle imprese che, intrattenendo o avendo intrattenuto rapporti di conto corrente, ritengono di avere subito danni dal sistema bancario per l’applicazione di tassi di interesse usurari con capitalizzazione trimestrale.
Nel corso dell’incontro, cui ha partecipato l’avv. Rosario Beninato, esperto della materia, è stato illustrato il funzionamento di tale servizio e i profili di illegittimità del comportamento degli istituti di credito. Il servizio di consulenza per le imprese è completamente gratuito e rientra nei compiti istituzionali dell’Associazione; successivamente le aziende che vorranno tutelarsi nei confronti delle banche potranno rivolgersi a consulenti bancari e legali di fiducia per le fasi della perizia tecnica e dell’eventuale azione giudiziaria.
Presso gli uffici dell’Associazione l’avv. Beninato e il suo pool di professionisti specializzati attiveranno uno sportello di ascolto gratuito, che periodicamente offrirà i propri servizi alle imprese.
“Per un Paese che paga le commissioni bancarie più care d’Europa – ha dichiarato nell’intervento introduttivo il presidente di Confapi Matera, Massimo De Salvo – l’anatocismo sui conti correnti per gli interessi di mora costituisce un ulteriore e iniquo aggravio contro cui occorre tutelarsi, prima chiedendo la restituzione alle banche e poi eventualmente anche in tribunale.”

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