Anche quando l’alba non c’era, Luis Gomez de Tean al MUSMA
Sabato 4 maggio , alle 18.30 , il MUSMA presenta Anche quando l’alba non c’era , la personale di Luis Gomez de Teran aka Gomez, street artist noto in tutto il mondo per i suoi interventi murali. Da Corato a Berlino, da Tonara a Phetchaburi, numerosissimi sono i murales realizzati da Gomez su palazzi di periferia, fabbriche dismesse, edifici abbandonati, ex ospedali psichiatrici , tutte opere dal potente significato simbolico, dense di chiaroscuri, drappeggi, veli che mostrano e nascondono, installazioni che hanno quasi sempre come protagonisti personaggi marginali o dimenticati, ai quali la sua arte infonde nobiltà e nuova vita. In un anno importante per Matera, quello da capitale europea della cultura, l’impresa culturale Synchronos inaugura la stagione espositiva 2019 partendo proprio dalla città dei Sassi, affidandone il racconto alla street art, un linguaggio artistico del tutto inedito per un museo interamente dedicato alla scultura . Synchronos ha riconosciuto in Gomez quella sensibilità artistica necessaria per pensare ad un progetto che parlasse di Matera e delle frenetiche trasformazioni che la città ha vissuto negli ultimi anni . L’artista ha accolto l’invito, adattando il suo linguaggio e la sua indole di “graffitaro” ad un museo di scultura ma, nel contempo, restando fedele a se stesso, conservando, cioè, la sua vena elegantemente anarchica. La Sala della Grafica di Palazzo Pomarici è stata trasformata nello studio dell’artista ed è lì, che, in due mesi, Gomez ha dipinto, trapanato, martellato, modellato, infuso il soffio vitale alle sue opere, stabilendo un rapporto fisico e spirituale con la materia. Sono sculture polimateriche, prevalentemente in plexiglass e cemento , due materiali che l’artista conosce bene e che negli spazi del MUSMA s’illuminano di un potente significato metaforico. Scrive Simona Spinella , presidente di Synchronos, nel catalogo edito da Magonza: «Gli elementi trasparenti appartengono alla sfera dell’incubo, della tenebra, il cemento, invece, nella sua opaca sostanza, sintetizza l’origine, il primordiale, la fine della materia e del pensiero». Immagini sacre, ritratti profani, simboli e idoli capovolti : sono sei le opere che raccontano al visitatore come le realtà più piccole e apparentemente facili da vivere e da gestire nascondano spesso un passato di sofferenza e un presente fatto di bivi, scelte e cambi di rotta improvvisi. Sei passi rispettosi e decisi nel ventre della città, nelle grotte di Matera, oggi diventate alla moda, ma che racchiudono in sé un passato lunghissimo e un presente a volte talmente fragile da andare in pezzi. Tra le cisterne, i palmenti, gli archi e le vasche degli ipogei del MUSMA , i chiaroscuri, le luci e le ombre delle opere di Gomez conducono alla scoperta di un mondo antico e, nello stesso tempo, ancora così incredibilmente vicino. Attraverso un’appassionata lavorazione della materia e una delicata rappresentazione di gesti e sguardi, l’artista invita ad accostarsi con rispetto e cura a una realtà che, probabilmente, non è così scontata. Scrive il poeta Maurizio Mequio nel catalogo: «Bastava il silenzio per amare la città, che sia periferia o centro delle danze, bastava il silenzio, una pausa dal turismo, dalle guide, dai B&B, per amare Matera, come Roma. Gomez ha dovuto portare l’uomo, nudo, spogliato dalla sua disumanità e finta perfezione, disomologato, alleggerito del superficiale, così da renderci capaci di ascoltarlo, questo dannato silenzio».