‘Anchecinema’ a Bari per una ‘Città del Noi’
Crisi economica e sociale, intensificarsi del fenomeno migratorio, impoverimento delle risorse destinate ai sistemi locali di welfare. Sono gli elementi che determinano situazioni di disagio sempre più gravi e diffuse nelle città. Producendo l’esodo dalla cittadinanza di intere fasce di popolazione e forti difficoltà per gli operatori sociali chiamati a svolgere funzioni di aiuto e cura.
Del resto è qui, nelle città, che emergono in maniera dirompente gli effetti di una forbice sociale sempre più aperta: secondo gli ultimi dati Ocse, l’1% della popolazione italiana detiene oltre il 14% della ricchezza nazionale netta (con un patrimonio tre volte superiore rispetto a quello detenuto dall’intera fascia più povera della popolazione) e sono circa 17 milioni gli italiani che vivono a rischio di esclusione sociale secondo gli ultimi dati Eurostat (2015).
Sotto l’urto della crisi, il tessuto delle città finisce per deformarsi. Le città diventano luoghi del rancore, cresce l’ostilità verso gli ultimi: gli stranieri, i senza dimora, le vite povere e fragili. Esplodono guerre contro i poveri. A volte guerre tra poveri.
Come arginare nelle città queste dinamiche di diseguaglianza e di rancore? Come continuare a coltivare il sogno di una “città del Noi”: un noi inclusivo, solidaristico, universale? Una città capace di non abbandonare le vite fragili al loro destino? Una città inclusiva e non espulsiva?
È la domanda a cui cercherà risposta la “tre giorni” di Bari, dove confluirà da tutta Italia il mondo delle professioni sociali ed educative (assistenti sociali, educatori, psicologi, insegnanti, operatori della salute mentale, volontari…). Per condividere la fatica di operare con risorse in calo a fronte di bisogni in crescita. Ma soprattutto per socializzare pratiche e progetti di “cittadinanza solidale” e aprire un confronto con i mondi della politica, della cultura e dell’economia sulla necessità di generare risorse, nuove e differenti, per contrastare le disuguaglianze.
“Lavorare nel sociale è avere a cuore il benessere delle persone – spiega Franco Floris, direttore di Animazione Sociale, rivista del Gruppo Abele che organizza questo appuntamento nazionale – ma è sempre anche avere a mente un progetto di città. Molti professionisti sociali, educativi, della cura già si stanno muovendo in quest’orizzonte. È importante valorizzare questi esperimenti, che mostrano come le città siano luogo di sofferenze, ma anche giacimenti di risorse».
“Siamo visionari? Utopisti? Nell’epoca della “società liquida” e delle “passioni tristi” – afferma Antonio Nappi, Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia – tenere ferme, come prassi, le idee generatrici di comunità e di inclusione, è fonte di realtà. È un antidoto efficace al virus della paura: vero pericolo per i nostri sistemi sociali”.
Nelle tre giornate interverranno 60 relatori e si terranno 11 workshop con la presentazione di esperienze di frontiera (tra cui quella di don Angelo Cassano a Bari e di don Giacomo Panizza a Lamezia Terme) suddivise in “cantieri” tematici riguardanti il mondo della scuola, delle periferie urbane, delle istituzioni e dei servizi di aiuto e cura presenti nelle città. Ai momenti di laboratorio e di plenaria si affiancherà una riflessione serale (venerdì 2 dicembre) con Paolo Virzì e Peppe dell’Acqua a partire dalla proiezione de “Le ragazze di villa Biondi” per la regia di Melania Cucucci, backstage del film “La pazza gioia” (2016), realizzato anche grazie all’esperienza portata dallo psichiatra salernitano, considerato l’erede dell’esperienza di Franco Basaglia per la cura delle persone affette da disturbi mentali. L’appuntamento nazionale è promosso dalla rivista Animazione Sociale, dall’Ordine Assistenti Sociali Puglia, dal Comune di Bari, dal Consorzio Elpendù, dalla Fondazione FIRSS e dalle Edizioni La meridiana.