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Ancora particolari drammatici dal processo sullo sversamento al COVA di ENI

Il processo sullo sversamento al COVA di Viggiano si arricchisce di particolari che rendono ancora più drammatico il quadro emerso nel 2017.

Giornali e televisioni hanno riportato la notizia secondo cui, durante l’udienza di ieri, sarebbe emersa la circostanza della presenza di fonti di contaminazione ancora attive nel sottosuolo del centro oli. Una eventualità che ci auguriamo venga sottoposta ai dovuti approfondimenti.

Come noto, il M5S Basilicata, a seguito degli sversamenti emersi all’alba del 2017, decise di di depositare un esposto presso la Procura della Repubblica di Potenza. In quei giorni era impressionante l’approssimazione con cui ENI sembrava aver affrontato la situazione: quello che doveva essere un impianto all’avanguardia con i massimi standard tecnologici, si è rivelato essere un impianto pericoloso al limite dell’obsolescenza. L’esposto fu integrato a seguito dell’attività ispettiva e di controllo svolta in seguito alla verifica del corretto adempimento delle prescrizioni da parte di ENI contenute nella DGR 733/2017 (delibera di giunta regionale che ha autorizzato la riapertura del COVA a luglio dello stesso anno).

Durante il processo in corso è stato accolta l’istanza di modifica del capo di imputazione da disastro semplice a disastro ambientale proposta dai nostri legali. Un passaggio di non poco conto che apre scenari importanti, mettendo la tutela del bene ambiente al centro del procedimento giudiziario.

Proseguiremo nella nostra azione di tutela del territorio regionale, ben consapevoli di avere di fronte un gigante travestito da cane a sei zampe. L’auspicio è quello di avere giustizia e riportare un minimo di dignità e orgoglio a questo territorio troppo spesso bistrattato.

Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale

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