Antonio Melfi, ricorso inammissibile per difetto di giurisdizione
Si è pronunciato oggi 8 luglio 2011 il Tribunale amministrativo regionale per la Basilicata sul ricorso proposto da Antonio Melfi, nella qualità di sindaco eletto durante l’elezione per il rinnovo del Consiglio comunale di Tricarico il 14 e 15 maggio 2011, contro la Prefettura di Matera che lo ha sospeso dalla carica di sindaco per 18 mesi a causa della condanna, in primo grado, a cinque anni e due mesi di reclusione e dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici per il reato di concussione. Il presidente Michele Perrelli e i consiglieri Giancarlo Pennetti e Pasquale Mastrantuono, estensore, hanno dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di giurisdizione e hanno indicato il giudice ordinario ai fini del trasferimento del giudizio. Quindi, ora Antonio Melfi dovrà riproporre il ricorso davanti al giudice ordinario. Il Tribunale di Matera aveva condannato Antonio Melfi con sentenza del 20 aprile 2009, depositata l’8 giugno 2009, con le accuse di concussione, abuso di ufficio e turbativa d’asta. Alle ultime elezioni amministrative, Antonio Melfi si è presentato candidato sindaco per la lista civica “Cristianamente Riprendiamo a Dialogare”, l’associazione politica da lui fondata in occasione della sua prima candidatura a sindaco, risultando vincitore con 1746 voti. Il giorno prima della seduta del Consiglio comunale d’insediamento, il 3 giugno scorso, con nota numero di protocollo 16579, il prefetto di Matera ha fatto presente al sindaco che, essendo stato condannato per il reato di concussione, anche se non definitivamente, ai sensi dell’articolo 59 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuel), era sospeso di diritto dalla carica di sindaco per 18 mesi, a decorrere dalla notifica della nota e che, durante questo periodo, le funzioni di sindaco sarebbero state svolte dal vice sindaco. Infatti, durante la seduta del Consiglio comunale del 4 giugno, è stato il vice sindaco Rocco Dabraio a prendere il suo posto. Antonio Melfi, quindi, ha fatto ricorso al Tar in quanto sostiene che la sentenza non definitiva di condanna è anteriore di quasi due anni al momento dell’elezione a sindaco e non è successiva al suo insediamento.
Vito Sacco