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ANUU Migratoristi Basilicata propone l’Arte del Postaiolo per combattere i cinghiali

Mettere nuovamente in campo venatorio “l’Arte del Postaiolo” per osteggiare la crescita del cinghiale nel territorio di Basilicata.
Molto possono e devono fare le associazioni venatorie, agricole e ambientaliste nel spingere la Regione a prendere seri provvedimenti per fare applicare nel territorio a caccia programmata (gli ATC), attraverso chi occupa posizioni decisionali venatorie affinchè – nel caso di ambiti di caccia che spaziano dalla pianura alla collina/montagna – si fronteggi in modo diverso e nuovo il problema esorbitanza cinghiale in Basilicata.
Già adesso chi in pianura non era abituato alla presenza del suide si sta rendendo conto che questi, in numero sempre crescente, creano alcuni seri problemi sia a livello delle specie vegetali sia a livello di equilibrio faunistico, poiché la discesa di questi selvatici su vaste superfici di terreno a coltura intensiva aumentano i vistosi danni che producono alle aziende agricole. In questi casi i tanti che si giudicano conoscitori dell’ambiente e degli animali, più interessati a rimanere in fase dormiente sulla questione, responsabilmente devono prendere immediati provvedimenti. Ciò non vuol dire galoppare esclusivi piani di prelievo relegando il tutto ai cosiddetti “selecontrollori”, ma significa innanzitutto predisporre interventi di abbattimenti con relativo incentivo riproponendo l’antica arte del postaiolo: posta al mattino e posta serale. In questa ottica i cacciatori, responsabili, coinvolti nella gestione di una situazione pubblica pericolosa, notoria a tutti, capirebbero il loro coinvolgimento al prelievo teso a fronteggiare un simile problema di circostanza impreveduta e che “la posta” potrebbe dare risultati positivi oltre a rappresentarsi sinonimo di buona gestione.
Inoltre, il seguente riferimento è rivolto all’Assessore Fanelli: è forse il caso di ripensare il numero degli Ambiti sul territorio regionale, il futuro della caccia passa anche da una razionalizzazione improntata al meno e meglio, cercando di rivedere e prevedere nel Regolamento attuativo degli ATC che nei Consigli Direttivi siano indicati persone competenti, le quali possono migliorare e gestire territori ampi e complessi. Infatti non sempre l’Ambito territoriale piccolo è più facilmente gestibile rispetto a quello grande, quindi per il bene della caccia e per una migliore gestione faunistico-ambientale si dovrebbe ridurre il numero degli ATC in Basilicata. Questi territori non sono riserve private ma Ambiti territoriali che andrebbero ricompresi all’interno di territori più vasti. Anche perché un aspetto non di poco conto che molte volte demoralizza i cacciatori, sono proprio le pratiche burocratiche di accesso nei vari ATC e Regolamenti restrittivi i quali rendono difficile le richieste di poter cacciare in territori diversi. Oltre a ciò e con i tempi che corrono, già sono alte le spese per la licenza, le tasse, l’assicurazione, i cani, i fucili e gli accessori annessi, nel pensare di andare a spendere altri soldi per altri ambiti territoriali che diventa a volte proibitivo. Un minor numero di ATC vuol dire anche una migliore e più fluida gestione organizzativa, ed eviterebbe problemi e discussioni, che molto spesso vengono a crearsi in alcuni ambiti “feudi” mal gestiti che assomigliano ad aziende private, non a caso c’è molta differenza tra gestire due (2) ATC e gestirne cinque (5). Rimane fermo che gli ATC non possono essere relegati a persone non preparate adeguatamente, ad esempio sul discorso di lanci immissivi sperimentali o di ripopolamento di selvaggina, a modesto parere, nel guardare l’esito poco esaltante prodotto in questi anni pare che le persone poco s’intendono di habitat, di condizioni e di apprestamenti ambientali. Per cui non sempre la colpa della moria di lepri e fagiani va addebitata alle condizioni meteo e/o presenze di predatori, forse alla base c’è un’errata scelta di luoghi dove si effettuano i ripopolamenti, il buon senso vuole che non occorre guardare alle sole condizioni attuali del momento del lancio, ma bisogna pensare alla possibile evoluzione del territorio, in quanto quel terreno scelto (habitat) apparentemente pulito, il più delle volte si presenta differente tra un mese o due.
Ultimo tema, ma forse il più importante dal punto di vista degli Organi di competenza all’interno degli ATC, nei Consigli Direttivi dovrebbero esserci tutti i rappresentanti delle associazioni venatorie presenti e operanti in Regione Basilicata (Legge Statale n. 157/92 art. 14 co. 10 di cui al successivo art. 34 co. 5). Il tavolo delle decisioni vuole la presenza di rappresentanti di tutte le associazioni venatorie, ive incluse i rappresentanti degli agricoltori, delle associazioni ambientaliste ed Enti locali, ciò consentirebbe un effettivo e concreto confronto sulle cose reali.
Proprio gli ATC se gestiti in maniera buona con i rappresentanti delle diverse associazioni che remano tutti nella stessa direzione e che gestiscono in maniera nuova ed innovativa il territorio, possono diventare l’esempio lampante che i cacciatori possono essere i veri esperti dell’ambiente.


Il Presidente: Giovanni Grieco

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