Assistenza domiciliare integrata, balzo in avanti della Puglia
In Italia solo il 2,77% degli anziani è assistito in ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) per un numero medio di 18 ore all’anno di assistenza sanitaria (accessi quindi dei medici e degli infermieri, a differenza invece delle prestazioni e dell’assistenza sociosanitaria erogata dai singoli comuni). La Puglia, negli ultimi anni è passata dall’1,6% del 2014 al 3% del 2016 per un numero medio di 38 ore all’anno (sempre di prestazioni sanitarie). Questo dato attesta che per la prima volta la Puglia è sopra la media nazionale che è di 18 ore all’anno. La Puglia, ad esempio, ha più ore erogate della Lombardia che ne ha 20 oppure del Lazio che ne ha 19.
I dati, presentati ieri a Roma nel corso della seconda edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine (Long Term Care 2), sono del Ministero della Salute che ha commissionato un sondaggio a Italia Longeva, network scientifico dedicato all’invecchiamento attivo e in buona salute.
In particolare, Italia Longeva ha presentato i risultati della ricerca nazionale “La babele dell’assistenza domiciliare in Italia: chi la fa, come si fa”, per comprendere in concreto come siano organizzati i servizi di assistenza domiciliare integrata in tutte le Regioni italiane. I dati indicano che a ciascun paziente si dedicano in media 18 ore di assistenza domiciliare sanitaria (accessi medico-infermieristici) ogni anno. In Puglia questo dato è nettamente superiore, arriva infatti a 38 ore annue, a cui ovviamente va aggiunto il monte ore erogato per gli stessi pazienti dai Comuni come prestazioni socio assistenziali domiciliari.
“Il balzo in avanti della Puglia è evidente e ci restituisce lo sforzo che tutte le Asl stanno compiendo per mettere a regime le prestazioni sanitarie territoriali – ha commentato il presidente Emiliano – così come anche quello da parte dei Comuni che, sia con l’apporto delle risorse nazionali del PAC Servizi di Cura sia con le risorse regionali per i buoni servizio, stanno potenziando significativamente l’apporto di prestazioni domiciliari. E tuttavia, allo stesso tempo questi dati sono un campanello d’allarme che ci deve spingere a continuare a lavorare in questo senso. Occorre dare una risposta ottimale in termini di gestione dell’assistenza domiciliare per la cura a lungo termine degli anziani fragili o con malattie croniche che, dai dati invece, risulta oggi essere un privilegio. Il dato comunque della Puglia – ha concluso Emiliano – è un dato importante perché l’ADI è uno dei 32 indicatori monitorati per i Lea (i livelli essenziali di assistenza)”.