Bando Nidi, come produrre i funghi dai fondi del caffè
Produrre funghi da fondi di caffè e da scarti di lavorazioni della tostatura. E’ questo il progetto a cui stanno lavorando Daniele Gioia, tecnologo alimentare, e Annarita Marchionna, laureanda in tecnologie alimentari, entrambi all’Ateneo lucano. L’opportunità per testare l’idea è arrivata grazie al Bando NIDI (Nuove Idee di Impresa Innovative) lanciato dalla Camera di Commercio di Potenza nell’ambito del Tavolo per l’Innovazione che coinvolge l’Università della Basilicata, la Provincia di Potenza e numerose Associazioni di categoria. “I nostri giovani talenti hanno bisogno di opportunità concrete per poter esprimersi e per trasformare un’idea di ricerca in un progetto e, magari, in un’impresa – sottolinea il presidente della Camera di Commercio potentina, Pasquale Lamorte – Abbiamo selezionato le 10 migliori proposte, affiancando i gruppi proponenti con consulenti in grado di orientarli nella fase dell’istruttoria e del business plan, per poi scremare ulteriormente il gruppo e finanziare i primi 5 progetti con 10.000 euro per l’acquisto di voucher inerenti le attività connesse al progetto. L’auspicio è che almeno una di queste cinque idee diventi una start up di impresa”. Gioia e Marchionna ci credono. Le conoscenze maturate in ambito accademico e una spinta verso l’innovazione li ha portati a studiare i vecchi fondi di caffè, ricchi di sostanze nutritive e quindi ideali come fertilizzanti naturali poiché aumentano l’acidità del suolo. Da qui un ulteriore esperimento: utilizzarli per rendere il terreno ideale per la crescita e la coltivazione dei funghi. L’esperimento pliota è stato condotto positivamente sul pleurotus ostreatus (funghi volgarmente chiamati “pennette”) e sul pleurotus eryngii (il cardoncello). Le analisi chimico-sensoriali – realizzate dal Centro Italiano di Analisi Sensoriale di Matelica – hanno dimostrato che il gusto e l’aroma hanno una perfetta identità, con caratteristiche addirittura migliori – rispetto ai funghi che solitamente arrivano sulle nostre tavole – dal punto di vista della consistenza e dell’aspetto visivo. Ma i vantaggi si evidenziano anche dal punto di vista ambientale: “Andremmo a recuperare scarti che oggi finiscono in discarica come ‘umido’ e che invece potranno diventare funghi, da un lato, e compost dall’altro”, spiegano i due ricercatori, che hanno ricevuto ulteriori indicazioni dai consulenti di Sviluppo Basilicata in merito alla creazione della start up e stanno lavorando sull’ottimizzazione del business plan, sul packaging (che dovrà essere necessariamente biodegradabile) e sull’etichetta, che dovrà contenere indicazioni chiare nei confronti dei consumatori.