Barbara D’Urso – Claudio Scazzi braccio di ferro al salottino tv
Siamo all’ennesima trasmissione dedicata al caso Sarah Scazzi. Giocando a fare zapping, l’attenzione viene catturata da Domenica 5 (format Mediaset), condotto da Barbara D’Urso. Claudio Scazzi, parla del progetto di realizzare un canile comunale gestito dall’associazione “Sarah per sempre” e della raccolta fondi. In apertura del collegamento, Claudio Scazzi sottolinea che il suo intervento è legato al progetto sostenuto dal Comune, chiede così che non gli siano rivolte domande personali sulla vita di sua sorella, perché stanco e in disaccordo con l’invadenza mediatica senza confini e cavillosa, che ha riguardato la quotidianeità di Sarah durante la sua vita. Barbara D’Urso a stento riesce a mascherare il “fastidio” e la mancanza di approvazione, verso quelle affermazioni. La conduttrice sottolinea che non è colpa dei giornalisti se sono entrati in maniera dirompente nella famiglia di Sarah Scazzi e ribatte: “Scusa ma voi ci avete tirato dentro, chiedendoci di cercare tua sorella”…per cui secondo la D’Urso, aver aiutato una madre nella ricerca della sua bambina, genera il diritto sacrosanto alla “televisione” in tutte le sue proposte (Tg, approfondimenti, live, etc) inclusi i salotti “delle mille ed una chiacchiera”, di entrare a piè pari ed accomodarsi nella vita delle persone. Claudio Scazzi, ringrazia per il sostegno al progetto, sottolinea che Mediaset è a suo avviso sempre stata “delicata” sulla vicenda, onde evitare però un cambio di linea, semplicemente ribadisce a Barbara D’Urso ‘di non porgli domande personali sulla vita personale di Sara. Va bene la vicenda, il processo, ma non la sua vita privata’. La D’Urso nuovamente, mal digerisce la puntualizzazione di Claudio Scazzi e ribatte che, anni addietro la mamma di Elisa Claps non ha avuto lo stesso sostegno mediatico possibile oggi e dunque, loro ora sono fortunati.
Motivazioni sufficienti per la conduttrice di sentirsi libera, insieme agli ospiti in studio, di chiedere qualunque cosa, ovviamente nel nome dell’informazione e, mai in nome dell’audience, convinzione che ben si legge nell’atteggiamento di Barbara D’Urso di non essere accondiscendente verso Claudio Scazzi, ma ribattere puntualmente!
Viene da pensare al detto popolare, “tutto ha un prezzo” e ci viene da rabbrividire. Una ragazzina sparisce, oltre 40 giorni la durata delle ricerche, alla fine, un epilogo degno del miglior horror. Non solo era morta, ma per mano di chi aveva sbandierato a giornalisti e telecamere di volerle bene, di essere disperato, di cercarla senza sosta e nel frattempo sostenevano anche la mamma di Sarah. Ci si chiede, tutto questo può essere svalutato perché la conduttrice del salottino televisivo del momento, ha bisogno di raccontare dettagli e cercare di carpire storie, dettagli, perché la guerra dei dati auditel è sanguinaria?
Ma se pensate che questo sia il fondo, non è così. Con uno slancio, sportivo e convinto interviene in questo botta e risposta sul delicato tema, Roberto Poletti, giornalista ospite in studio. Cerca di fare l’ultima affermazione, prima della pubblicità asserendo “Volevo dire che Claudio ha un atteggiamento indisponente, se vuoi portare avanti questo progetto (riferendosi al canile intitolato a Sarah) devi avere maggior rispetto per Barbara, che ti aiuta a fare un appello a milioni di italiani. Io volevo fare qualcosa a sostegno del canile “Sarah per sempre”, ma dopo aver sentito queste parole (riferendosi alla richiesta di Claudio di dividere il progetto di Avetrana dalla vita privata di sua sorella) non farò più nulla mi tiro indietro ….” Claudio serenamente ha risposto: “Lei non fa del male ne a me ne alla mia famiglia, ma solo ai cani veri destinatari e beneficiari del progetto Sarah per sempre”.
Obbligatorie, ma quasi naturali alcune considerazioni. La televisione è giunta ad un punto di non ritorno sul fronte “valori”?
Se a dettar legge sono gli ascolti che guidano le scelte di una redazione,
se basta un’affermazione dove si chiede di dividere progetti futuri dalla vita privata di Sarah Scazzi, (15 anni ammazzata da suo zio che la considerava una “figlia”)a far tirare indietro lo slancio benevolo di un giornalista a sostegno di un progetto sociale,
se chiedere aiuto in caso di persone scomparse dovrebbe porre le basi ad un “ricatto mediatico” del tipo “io ti ho aiutato quando avevi bisogno, ora tu visto il “bel caso che ci permetterà di fare ascolti record” mi restituisci il favore e mi fai dire e fare quello che voglio,
allora forse il punto di non ritorno per i valori non è dettato da redazioni e giornalisti, ma dal numero di spettatori accondiscendenti che chiedono e bramano tali argomentazioni. Davanti un televisore, ognuno è libero di cambiare canale, di scegliere quale tipo di programmazione premiare con l’ascolto.