CronacaPuglia

Bari, dopo l’omicidio della dottoressa scatta il riordino delle Asl

sanitàDopo l’omicidio della dottoressa Paola Labriola nel centro di Igiene mentale del quartiere Libertà a Bari, il direttore generale della Asl Bari, Angelo Domenico Colasanto, ha indetto una riunione con i dirigenti dei centri di salute mentale del territorio. E dall’incontro è emersa la ferma intenzione di un riordino capillare del servizio, per assicurare all’utenza 12 ore di colloqui durante la giornata, riducendo il numero dei centri da 14 a 7. Stamane, inoltre, è previsto un altro incontro per stilare una nuova organizzazione con una struttura centrale forte sul modello degli aeroporti con hub e spoke. Ma soprattutto, oggi si cercherà di capire il contesto in cui Vincenzo Poliseno, il 44enne che ha ucciso la dottoressa, ha meditato il suo gesto, e per interrogarsi sul modello organizzativo dei centri di salute mentale.

“Da oggi parte già il nuovo assetto del Dipartimento di salute mentale della Asl di Bari – ha detto Colasanto – articolato su 14 centri di salute mentale e che, con la manovra legata al riordino parallelo a quello degli ospedali, parte il modello articolato su 7 centri di salute mentale. Questo ci deve consentire di mettere ancor più in relazione le strutture che devono essere dedicate alla cura della salute mentale razionalizzando le strutture aperte che non fanno salute mentale, ma ambulatori di salute mentale. Questa scelta ci dovrebbe consentire di tenere aperti i centri almeno 12 ore al giorno”.

Intanto, il killer di Paola Labriola ha confidato agli investigatori di non essersi reso conto di quello che avrebbe fatto di lì a poco. L’uomo è un ex tossicodipendente con problemi anche di abuso di alcol, che solamente in un’altra circostanza era stato nel centro d’igiene mentale del rione Libertà.

Il sindaco di Bari, Michele Emiliano ha proclamato il lutto cittadino: “Ho già chiesto al prefetto – ha detto il sindaco – di considerare la situazione critica delle strutture dell’Asl. È un incidente sul lavoro dovuto alle condizioni di pericolo a cui sono esposti questi operatori. Finché non sarà trovata una soluzione i vigili urbani sorveglieranno il centro perché le dottoresse vogliono continuare a lavorare”.

 

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