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Bari, intitolata una strada ad Arpad Weisz

arpad weiszBari è la prima città d’Italia che dedica una via ad Arpad Weisz, allenatore ebreo ungherese morto nel campo di sterminio di Auschwitz il 31 gennaio 1944. La via a lui dedicata è situata nei pressi dello stadio ‘San Nicola’, alle spalle del campetto dell’antistadio, quasi a voler rimarcare il grande connubio che ha legato la vita di Weisz al calcio. Il tecnico magiaro, uno dei pilastri della sua nazionale del 1924 ai Giochi Olimpici di Parigi (quella del Grande Ammutinamento) è stato il più giovane allenatore a laurearsi campione d’Italia, con l’Ambrosiana Inter (allora si chiamava così) nel 1929-30, la prima stagione a girone unico. Ma il nome di Weisz è legato indissolubilmente alla città di Bologna, dove vinse due scudetti nel 1935-36 e 1936-37, che permisero ai rossoblù di spezzare l’egemonia della Juventus, dominatrice del torneo per 5 anni consecutivi. Con il Bologna, poi, Weisz riuscì anche a vincere il Torneo dell’Esposizione Universale (una sorta di antesignana dell’odierna Champions League) imponendosi 4-1 sul Chelsea. Quel Bologna è ricordato ancora oggi come “la squadra che tremare il mondo fa”.

La vita di Weisz, sino a quel momento costellata da vittorie, si spezzò bruscamente a seguito delle leggi razziali, che lo costrinsero a fuggire dall’Italia in cerca di riparo, prima in Francia poi in Olanda, finendo poi, come detto, nel campo di concentramento di Auschwitz, dove conobbe la morte. Sua moglie e i suoi due figli, Roberto e Clara, invece, morirono nelle camere a gas lo stesso giorno del loro arrivo nel campo di concentramento nazista in Polonia, nell’ottobre 1942.

Quella di Arpad Weisz è una vicenda che il giornalista Matteo Marani, direttore del ‘Guerin Sportivo’ e grande tifoso del Bologna, ha riportato alla luce in un bellissimo libro, dal titolo ‘Dallo scudetto ad Auschwitz’, in cui Marani ripercorre la tragica vicenda umana e quella esaltante sportiva del tecnico che aveva fatto grande il Bologna. Nella sua grande carriera di allenatore, Weisz ha avuto il merito di lanciare nel calcio Giuseppe ‘Peppino’ Meazza, protagonista con la maglia dell’Inter e uno dei più grandi attaccanti del calcio italiano. Uno degli episodi più belli della vita calcistica di Weisz fu nel 1931-32, quando venne chiamato da Liborio Mincuzzi, presidente del Bari, compagine alla sua prima apparizione in serie A. Weisz, rivoluzionando la squadra e lanciando molti giovani giocatori locali, riuscì a traghettare i baresi verso la salvezza, dopo lo spareggio disputato a Bologna (città che, evidentemente, era nel suo destino) contro il Brescia. Al ritorno in città, i tifosi accorsero in massa in stazione per accogliere il loro eroe, accompagnandolo a casa in trionfo, sino a via Podgora, dove abitava con la famiglia.

Nel 2009, dopo 60 anni di ‘oblio’, il comune di Bologna ha deciso di porre una targa in sua memoria, sotto la torre di Maratona nello ‘Stadio Dall’Ara’. Il 27 gennaio 2012, invece, in occasione della Giornata della Memoria, è stata posta un’altra targa, questa volta presso lo stadio ‘Meazza’ di Milano, per ricordare la figura del tecnico che portò l’Inter alla vittoria del suo terzo scudetto. Un anno fa (15 gennaio 2013) gli è stato dedicato il quarto di finale di Coppa Italia tra Inter e Bologna, coi giocatori delle due squadre che sono entrati in campo con una maglietta commemorativa.

 

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