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Basilicata, incremento delle Pmi costrette a chiudere

In controtendenza nazionale il numero delle imprese lucane costrette a dichiarare fallimento. Nel primo semestre 2021, infatti, si segna un incremento del 53,6% (il più alto tra le regioni italiane) in rapporto al periodo pre-pandemia, vale a dire il primo semestre 2019. Il numero delle imprese in procedura fallimentare al 30 giugno scorso è di 43 unità contro le 16 del 30 giugno 2020 e le 28 del 30 giugno 2019. Sono dati Unioncamere-InfoCamere tratti dal Registro delle Imprese delle Camere di Commercio rielaborati su scala regionale da Confartigianato.

Il tasso di fallimento delle imprese lucane – dato dal numero di procedure fallimentari aperte ogni mille imprese registrate – si attesta dunque al valore di 0,71. Prendendo come riferimento il primo semestre del 2019, ovvero quando non c’era ancora l’emergenza sanitaria, il bilancio della prima metà del 2021 mostra per quasi tutte le regioni valori in diminuzione, per una media nazionale che si attesta al -13,3%. Fanno eccezione alcune tra le regioni più piccole come la Basilicata (+53,6%) e Molise (+41,7%) dove però bastano pochi casi in più per determinare forti variazioni relative; tra le regioni più grandi, a far segnare un incremento rispetto a due anni fa si segnala la sola Sicilia (+1,4%). L’unica regione che, pur in forte riduzione rispetto ai primi sei mesi del 2019 (-16,1%), si colloca sopra la soglia dell’uno per mille nel tasso di fallimento è la Lombardia.

La dinamica attenuata dei fallimenti si distribuisce in modo diffuso anche tra i settori di attività delle imprese. A mostrare un accelerazione rispetto al primo semestre 2019 sono la fornitura di energia (+60%), la sanità e assistenza (+21,6%), il trasporto e magazzinaggio (+19%), l’istruzione (+13.3%) e le attività assicurative e finanziarie (+3,2%).

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