Basilicata, prevista nei prossimi 10 anni una riduzione della popolazione in età scolastica 3-18 anni del 20%
di Luana Franchini* e Loredana Fabrizio**
La disuguaglianza tra Nord e Sud del paese inizia da piccoli, nel livello e nella qualità di accesso al sistema di istruzione, e prosegue poi fino a diventare una disuguaglianza di cittadinanza nell’accesso a tutti i servizi. Il diritto a una buona istruzione, così come il diritto ad essere ben curati se ammalati, si stanno sempre più trasformando da diritti sanciti nella Costituzione, quindi universali, a diritti legati al reddito e alla residenza. Occorre iniziare da una scuola che deve essere sempre più aperta: pensiamo al tempo pieno e al servizio mensa che nei fatti è negato alla maggioranza dei bambini lucani (48,8%); pensiamo alla scarsa presenza di asili nido, meno della media italiana, che devono essere integrati con la comunità; pensiamo ad esempio a patti educativi di comunità finanziati dal Miur per combattere la povertà educativa.
I patti educativi di comunità servono a promuovere un’offerta educativa integrata pubblico/privato che coinvolga i principali stakeholder del sistema istruzione (scuole, enti locali, università, centri di formazione professionale, enti culturali, mondo del lavoro, terzo settore, impresa sociale, ecc.) in uno scambio continuo tra scuola, territorio e società civile. Questi patti rappresentano davvero una bella sfida per la Basilicata che ha necessità di mettersi insieme e fare rete.
Per la Basilicata il ministero dell’Istruzione e del merito prevede nei prossimi dieci anni una riduzione della popolazione in età scolastica 3-18 anni del 20 per cento: da 69.998 alunni nel 2023 a 55.570. La riduzione della popolazione scolastica riguarda tutte le regioni, ma in maniera più accentuata il meridione dove negli ultimi dieci anni ha chiuso i battenti quasi il 70 per cento di tutte le scuole chiuse in Italia, ossia 1.700 su 2.600. Nei prossimi cinque anni si prevede a livello nazionale di chiudere altre 1.200 scuole, e anche in questo caso la maggior parte riguarderà il Sud. Ricordiamo che nel periodo 2014-2022 la Basilicata ha visto già ridurre la sua popolazione del 6 per cento, valore più alto nella tendenza rispetto alle altre regioni e secondo solo al Molise che ha perso il 7 per cento dei suoi abitanti.
Rispetto alla distribuzione regionale delle piccole scuole con pluriclassi e la loro incidenza sul totale delle piccole scuole per regione, risulta che in Basilicata ci sono 45 piccole scuole primarie con pluriclasse, 14 piccole scuole secondarie di 1° grado, con un’incidenza delle piccole scuole con pluriclassi sul totale delle piccole scuole pari al 28,1 per cento, dato che colloca la Basilicata al primo posto, seguita dal Piemonte (26,1%), mentre la media italiana è del 14 per cento. Inoltre, la Basilicata dopo il Molise svetta per numero di piccole scuole in comuni a basso grado di urbanizzazione: l’87,8 per cento delle piccole scuole lucane è collocata in queste aree, a fronte del 95 per cento del Molise.
Per l’attuazione della riorganizzazione del sistema scolastico prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, i criteri per la definizione del contingente di organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni sono definiti su base triennale, con eventuali aggiornamenti annuali. Ebbene, la Basilicata nell’arco del triennio perderà un componente all’anno del suo contingente di organico, passando da 84 a 82.
La riduzione della popolazione residente e il suo progressivo invecchiamento hanno ricadute ovviamente sul sistema scolastico implicando una diminuzione delle classi e quindi dei docenti e del personale addetto. Le Regioni provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente individuato dal decreto, ferma restando la necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche con specificità linguistiche.
Dunque, occorre vigilare affinché questa progressiva riduzione di autonomie scolastiche, che si traduce in autonomie scolastiche più ampie, non colpisca i territori più piccoli e più fragili con il rischio di far venir meno punti essenziali di riferimento sul territorio e andando così ad acuire le distanze fra le zone più disagiate e i servizi essenziali, col rischio evidente di ulteriore spopolamento, ad esempio nei territori delle aree interne, cosa che la Basilicata non può più permettersi visto il suo essere strutturalmente una grande area interna, e deve pertanto insieme ai sindacati e agli stakeholder del sistema istruzione proteggere e difendere questa specificità attraverso la richiesta di deroghe al fine di salvaguardare il diritto costituzionale dei lucani ad una buona istruzione.
*Segretaria confederale della Cisl Basilicata
**Segretaria generale della Cisl Scuola Basilicata