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Basilicata, una targa del Consiglio per celebrare il “Giorno del Ricordo”

Siamo qui anche per chiederci come sia stato possibile che la tragedia delle foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia sia stata abbandonata all’oblio per così tanti anni?”. E’ la domanda che ha posto il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala nell’apertura del suo intervento prima di scoprire la targa commemorativa a ricordo delle vittime delle foibe, apposta sulla colonna d’ingresso del palazzo del Consiglio regionale della Basilicata. “Fu soltanto con il crollo del muro di Berlino – ha proseguito Cicala – che il silenzio finalmente iniziò a diventare assordante. Da evidenziare, poi, anche i due gesti forti di altrettanti Presidenti della Repubblica che hanno aiutato, e non poco, a rompere questo muro della dimenticanza. Il 3 novembre 1991, l’allora Presidente della Repubblica Cossiga, in visita alla foiba di Basovizza, in ginocchio, chiese perdono per un silenzio durato quasi mezzo secolo. Stesso omaggio fu reso, l’11 febbraio 1993, dal Presidente Scalfaro. Così finalmente tutti abbiamo potuto conoscere per tramandare”. “Il Consiglio regionale della Basilicata – ha evidenziato Cicala – porta avanti un importante percorso di Cittadinanza Attiva, all’interno del quale questa giornata si inserisce. Un’iniziativa che ci ricorda che valori della democrazia e della libertà si coltivano giorno dopo giorno attraverso una formazione costante. Si tratta di una missione che può essere raggiunta soltanto attraverso un lavoro armonico tra Istituzioni, mondo della scuola e famiglia. Oggi siamo qui per ricordare che in quelle foibe, simbolo estremo di scarto, ci sono tutte le nostre sopraffazioni, i nostri rifiuti e le nostre discriminazioni. E allora ricordare diventa un imperativo morale per evitare che simili tragedie possano mai più ripetersi”. Rivolgendosi poi ai giovani presenti in rappresentanza del mondo della scuola, il Presidente del Consiglio regionale li ha esortati a “studiare la storia in maniera onesta e trasparente, perché soltanto attraverso la conoscenza dei fatti possono rafforzarsi valori quali il dialogo e la comprensione reciproca, uniche armi contro la violenza e la sopraffazione”. “Per troppi anni si è cancellata la memoria di una delle pagine più tristi della nostra storia nazionale, e nel silenzio del ricordo resta solo la beffa dell’ingiustizia. Oggi però siamo chiamati ad un messaggio di speranza da lanciare anzitutto alle giovani generazioni. Resto convinto – ha concluso il Presidente dell’Assemblea regionale – che se ognuno di noi si fa portavoce di una luce di speranza, il buio dell’ideologia e della menzogna può essere fortemente indebolito”. Il prefetto di Potenza, Michele Campanaro, sollecitato dalla moderatrice, Nicoletta Altomonte, sul pericolo dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi, così come da sempre evidenziato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha posto l’accento sull’impegno delle Istituzioni da spendere, quotidianamente, per abbattere le barriere dell’indifferenza. Importante per il Prefetto di Potenza l’opera di testimonianza portata avanti per anni dalla senatrice a vita Liliana Segre e altrettanto importante far sì che cerimonie come queste non siano solo momenti di semplice ritualità ma occasioni di riflessione profonda e di autentica presa di coscienza su pagine tristi della nostra storia. Storia non sempre affrontata compiutamente nei programmi di studio della scuola. Parole di ammirazione sono state rivolte al giovane Andrea per la responsabilità con la quale ha portato all’attenzione la necessità di un continuo colloquio tra studenti ed Istituzioni per costruire una società migliore e inclusiva.  Plauso del Prefetto anche al Consiglio regionale della Basilicata per la sobrietà e l’intimità della manifestazione organizzata dalla Struttura di Coordinamento, Informazione ed Editoria nell’ambito del percorso di Cittadinanza Attiva. “Le Istituzioni hanno il dovere di chiamare in causa gli studenti che sono il presente e il futuro di questo Paese. Abbiamo la necessità e il dovere di studiare per conoscere tutti gli eventi della storia, quelli belli e quelli brutti e di continuare a portare il nostro contributo nella lotta ad ogni forma di discriminazione, dobbiamo tutelare i diritti di tutti e far sì che non ci siano vendette, che non ci siano più conflitti e morti innocenti”. Lo ha detto Andrea Oriente, presidente della Consulta provinciale degli studenti di Potenza. Un secondo momento della manifestazione, come preannunciato durante la cerimonia in occasione del “Giorno della memoria”, il 27 gennaio scorso, è stato dedicato allo scoprimento di una pietra d’inciampo, installata dinanzi al portone della sede regionale a perenne memoria delle vittime della Shoah. Un piccolo blocco quadrato con su scritto “Per non dimenticare”, proposto dalla Commissione regionale pari opportunità e accolto dal Consiglio regionale. La cerimonia è stata preceduta dalle note de “Il Silenzio” eseguite dall’alunno del Liceo musicale “Walter Gropius”, Donato De Micheli. “La Crpo – ha precisato la presidente Margherita Perretti – ha come obiettivo la realizzazione della parità e pari opportunità, da cui consegue il contrasto ad ogni forma di discriminazione. La pietra di inciampo è un piccolo blocco quadrato di pietra ricoperto di ottone, ideata dall’artista Gunter Demnig e posta per la prima volta nel 1992 a Colonia, con il nome e i dati anagrafici delle persone deportate. Come una carta di identità, un simbolo per far ricordare chi non c’è più, far riflettere sulle atrocità commesse e vigilare affinché ciò che è accaduto non si ripeta mai più. Quindi la memoria che serve da monito per tutti sui pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dall’intolleranza, dal razzismo e dal pregiudizio. E la pietra di inciampo all’ingresso del Consiglio regionale intende evidenziare il ruolo fondamentale ricoperto dall’Istituzione di garante della democrazia, della libertà, della dignità e del rispetto di ogni essere umano, insomma dei diritti fondamentali del vivere civile di una comunità”.

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