Bilancio ancora in rosso per la Fiera del Levante
Aumentano i debiti della Fiera del Levante. Così come l’anno precedente, anche nel 2013 la manifestazione barese ha perso poco più di 3 milioni di euro. Il totale dei debiti accumulati è salito a 25 milioni (rispetto ai 20 del 31 dicembre 2012), anche se al netto di quelli coperti da garanzie e di quelli in contenzioso, la cifra scende a 14. E questi dati a bilancio verranno portati dal presidente Ugo Patroni Griffi in consiglio generale, previsto nei primi giorni di dicembre. La Fiera barese ha ormai avviato il piano di risanamento, anche grazie ai primi 2,7 milioni del contributo straordinario (9 milioni totali, di cui metà dalla Regione e metà dagli enti locali fondatori) che dovrebbe traghettare l’ente verso la privatizzazione. Il collegio dei revisori ha espresso un parere molto positivo al bilancio, evidenziando gli sforzi fatti per tentare di garantire la continuità aziendale.
Ma i problemi sono sempre i soliti: si tratta di un singolo appuntamento annuale, ovvero la campionaria di settembre, e pur avendo avviato il contratto di solidarietà, ha un costo del personale che incide pesantemente ed è ancora troppo alto rispetto agli 1,2 milioni annui che sono considerati il limite massimo.
Ed i documenti danno conto delle indagini in corso a carico dell’ex presidente Gianfranco Viesti, dell’ex direttore generale Leo Volpicella e un dipendente. “Sono stati segnalati alla Corte dei Conti – si legge nella nota integrativa – numerosi fatti e circostanze, avvenuti nel corso della precedente gestione dell’ente ed aventi profilo di danno erariale. Alcuni di essi sono stati inoltre oggetto di indagini della Procura della Repubblica”. Due giorni fa Patroni Griffi ha ribadito ai sindacati che entro gennaio è necessario procedere con la riduzione del costo del lavoro (oggi ammonta a 2,2 milioni): nel piano è prevista l’attuazione di un mix tra prepensionamenti (6 persone) e mobilità (22 persone). A patto, però, che i soci fondatori (Comune, Provincia e Camera di Commercio) si rendano disponibili ad assorbire un certo numero di unità lavorative, perché, in caso contrario, sarà necessario trovare soluzioni alternative per non arrivare alla messa in liquidazione della Fiera.