Bolkestein, l’UGL contro la rivoluzione degli ombrelloni nel 2020
“Bolkestein? No grazie almeno fino al 2020: la rivoluzione degli ombrelloni è stata solo spostata di qualche anno dalla Commissione Industria del Senato su suggerimento della Commissione Bilancio. Si potrebbe dire di tutto, o quasi, agli operatori turistici Metapontini e Marateoti in tempi come questi, fra erosione, rischio trivelle nello Jonio, mareggiate e piano dei lidi impolverato e segregato in qualche cassetto del Palazzo regionale, ma guai a toccargli il rinnovo delle concessioni vissuto nella maggior parte dei casi come poco più di una formalità e non come un’ (altra) occasione per competere con altri anche se nuovi arrivati nel settore”. E’ quanto sostengono il segretario regionale generale ed il componente di segreteria dell’UGL Basilicata, Giovanni Tancredi e Giuseppe Giordano per i quali, “e la ‘direttiva Bolkestein’ che stravolgerebbe le regole, ora che il D.L. ‘Sviluppo’ è in discussione in Parlamento, è vista come un’ombra minacciosa sulla disciplina che dovrebbe regolare in futuro il settore basandolo sulla concorrenza (il sistema delle gare). Per l’UGL – proseguono i sindacalisti – di fatto si andrebbe a rimuovere quella che oggi, vista la crisi e le avversità di altra natura, è percepita come l’unica certezza, la sicurezza del rinnovo: la speranza di continuare a fare impresa nonostante le difficili contingenze. E’ vero che allineerebbe l’Italia al resto d’Europa per quanto riguarda le regole delle assegnazioni dei lidi ma rischierebbe di spazzare via il Lido inteso come impresa a conduzione familiare; è innegabile che ci siano interessi fortissimi rispetto alla ‘colonizzazione’ commerciale (ulteriore) delle spiagge italiane da parte di investitori interessati a promuovere, visti i capitali di cui dispongono, il turismo di massa. La direttiva, come l’UGL interpreta, in sostanza introdurrebbe l’assegnazione della spiaggia attraverso procedure basate sul sistema di gara che i più interpretano come assegnazione dei lidi all’asta al miglior offerente. E non è difficile immaginare e temere – aggiungono Tancredi e Giordano – che la migliore offerta per un posto al sole possa venire dalla ricca multinazionale ‘Tizio’ anziché dall’impresa familiare ‘Caio’ che magari per anni ha gestito un lido e ha la ‘sfortuna’ di trovarsi in sede di rinnovo a competere, per l’assegnazione di pezzi di spiaggia, con i protagonisti che invocheranno quella che sarà la legge italiana attuativa della direttiva Bolkestein. A dirla tutta l’Italia la sua prima tirata d’orecchi su questa storia la ebbe nel Gennaio del 2009 dalla Commissione Europea, l’organo contestò l’articolo 37 del Codice della Navigazione che accorda la preferenza ‘nel caso di più domande di concessione, al richiedente che offra maggiori garanzie di proficua utilizzazione della concessione e si proponga di avvalersi di questa per un uso che, a giudizio dell’amministrazione, risponda ad un più rilevante interesse pubblico. Al fine della tutela dell’ambiente costiero, per il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime per attività turistico – ricreative è data preferenza alle richieste che importino attrezzature non fisse e completamente amovibili. E’ altresì data preferenza alle precedenti concessioni, già rilasciate, in sede di rinnovo rispetto alle nuove istanze. Qualora non ricorrano le ragioni di preferenza di cui ai precedenti commi, si procede a licitazione privata’. E l’articolo 1 del d.l. n. 400/1993: ‘la concessione dei beni demaniali marittimi può essere rilasciata, oltre che per servizi pubblici e per servizi e attività portuali e produttive, per l’esercizio delle seguenti attività: a) gestione di stabilimenti balneari; b) esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; c) noleggio di imbarcazioni e natanti in genere; d) gestione di strutture ricettive ed attività ricreative e sportive; e) esercizi commerciali; f) servizi di altra natura e conduzione di strutture ad uso abitativo, compatibilmente con le esigenze di utilizzazione di cui alle precedenti categorie di utilizzazione’ e che (comma 2) tali concessioni avrebbero avuto, ‘sic et simpliciter’, durata quadriennale ovvero altra durata concessa e autorizzata a partire da motivata richiesta degli interessati”. Gli obiettivi che intende perseguire la direttiva, almeno formalmente, sono “eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento dei prestatori negli Stati membri e alla libera circolazione dei servizi tra Stati membri nonché garantire ai destinatari e ai prestatori la certezza giuridica necessaria all’effettivo esercizio di queste due libertà fondamentali del trattato”. E gli ostacoli sarebbero rappresentati proprio dalle leggi italiane (art 37 Cod. Nav e art. 1 L. 400/1993).In queste ore la Commissione bilancio dalla Commissione industria del Senato in sede di esame del dl sviluppo ha provato a metterci una pezza proponendo una deroga di altri cinque anni rispetto alle concessioni, quindi dal 2015 al 2020. E dopo: si apriranno le aste? Una soluzione potrebbe risiedere nell’interpretazione letterale della direttiva che riguarderebbe i servizi pubblici e quindi porterebbe a escludere quelli privati (servizi settore turistico-balneare-ricreativo). Certo – concludono i segretari UGL, Tancredi e Giordano -, ipotesi forzata e argomento non sufficiente; ma la partita, questo appare certo anche dopo gli scioperi degli ombrelloni della scorsa estate in alcune località balneari italiane, è molto più che una semplice disputa semantica e interpretativa. Lo scontro è fra chi c’è e chi arriverà: che ne sarà dei primi e c osa dovranno dimostrare i secondi per farsi preferire nelle assegnazioni dei lidi?’”