Carenza di medici e infermieri nel Materano
“Per risolvere i problemi di organico dei piccoli ospedali del materano, come del resto della regione, non può bastare il provvedimento che riguarda incentivi a favore dei medici che scelgono di lavorare in queste strutture ospedaliere periferiche se, come dimostra la carenza di infermieri all’ospedale di Stigliano, poi mancano altre figure professionali necessarie a garantire equità di servizi, prestazioni, qualità di cura con gli ospedali di Potenza e di Matera”.
A sostenerlo è il consigliere regionale Paolo Castelluccio per il quale “le rassicurazioni venute nelle ultime ore dal direttore generale dell’Asm Montagano sull’arrivo a Stigliano di nuovi infermieri specie per evitare i disagi a quelli di Tricarico costretti a raggiungere Stigliano, non sono esaurienti perché manca un piccolo particolare: l’indicazione della data di arrivo”.
“Il vero problema del sistema sanitario ospedaliero regionale – continua – è che non abbiamo più medici ed infermieri e il motivo è che lo Stato ha sbagliato la programmazione. Da dieci anni il Ministero dell’istruzione l’ha basata non sul fabbisogno espresso dalle Regioni ma sulle logiche dell’università e il risultato è che non troviamo specialisti, soprattutto per gli ospedali periferici. E allora, come è già accaduto in alcuni ospedali zonali, qualche reparto verrà chiuso per carenza di ortopedici, cardiologi, ginecologi”.
“Abbiamo un contratto della dipendenza scritto con i criteri degli anni ‘70 – aggiunge Castelluccio – e quindi ben venga l’incentivo al medico che accetta di andare a lavorare a Stigliano, Tricarico, Tinchi e Policoro, purchè non lo si consideri, come fa la Franconi, esaustivo. In proposito l’allarme lanciato dalla Fials sulla possibile chiusura di pediatria e punto nascite a Policoro ha bisogno di smentite ufficiali e nette sempre da Montagano per non alimentare ulteriori tensioni. Esiste poi un’altra opzione, già adottata da diversi ospedali e consentita dalla legge. Un medico in età da pensione può lavorare un altro anno però senza retribuzione, solo con un rimborso spese e con l’opportunità di esercitare la libera professione”.
“Ma la carenza di camici bianchi – conclude – è aggravata dalla fuga nel privato, che negli ultimi sei mesi ha visto il sistema pubblico lucano perderne già alcune decine. E il motivo non sono solo i soldi ma anche l’aumento dell’età media a 50-55 anni che rende più faticose guardie, pronte disponibilità festive e notturne, in crescita; carichi di lavoro insostenibili in violazione della legge sui riposi; la demotivazione e l’assenza di prospettive di carriera; l’utilizzo eccessivo e improprio dei procedimenti disciplinari; l’escalation di aggressioni e denunce da parte dei pazienti”.