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CGIL, CISL e UIL lanciano la campagna ‘Mettiamo a posto le poste’

File chilometriche agli sportelli, deficit di organico, servizi a singhiozzo, uffici chiusi per ferie, disagi e disfunzioni continue che danneggiano gli utenti e gli stessi dipendenti. È un vero bollettino di guerra quello che stilano di Poste Italiane le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil che, a seguito delle numerose denunce pervenute alle rispettive associazioni dei consumatori e alle categorie dei lavoratori postali, si preparano alla mobilitazione in tutta la regione al grido di “Mettiamo a posto le Poste” per costringere Poste Italiane a porre rimedio ai disagi e a potenziare i servizi sul territorio.

“Poste Italiane è un esempio tipico di privatizzazione fatta in fretta e fatta male”, sostengono in un documento congiunto i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Basilicata, Alessandro Genovesi, Nino Falotico e Carmine Vaccaro. “Dai territori arrivano ormai quotidianamente notizie di disservizi e disagi. A Picerno, Satriano, Ruvo del Monte, Lauria e in molti altri centri della regione si registrano ritardi e disfunzioni nella consegna della corrispondenza, vale a dire il servizio che Poste Italiane gestisce ancora in condizione di sostanziale monopolista, ma anche nelle filiali dei centri urbani più grandi, come Potenza, gli uffici postali sono diventati del tutto impraticabili”.

“I ritardi nella consegna della corrispondenza e le file sono la spia che qualcosa non funziona nel sistema organizzativo di Poste Italiane. L’origine di questa situazione – spiegano i tre leader sindacali – sta nel fatto che a fronte di un’offerta sempre più articolata di prodotti e servizi, in particolare nel canale bancario e finanziario, il management di Poste Italiane non ha provveduto a potenziare in modo adeguato l’organico. La combinazione di questi fattori ha prodotto un sovraccarico strutturale di lavoro agli sportelli, personale sotto stress e un inevitabile calo della produttività e della qualità dei servizi erogati alle famiglie e alle imprese”.

Per Genovesi, Falotico e Vaccaro “Poste Italiane fa troppe cose e le fa male perché è sotto organico di almeno un centinaio di unità nella sola provincia di Potenza, e non basta certo il ricorso al lavoro precario e temporaneo per sopperire alle carenze strutturali di personale, carenze che si manifestano in maniera ancora più evidente in occasione di scadenze o di particolari campagne, non ultima quella relativa alla card idrocarburi, peraltro non condivisa da Cgil, Cisl e Uil, dove, a fronte dei lauti introiti assicurati dal governo centrale, Poste Italiane non ha operato alcun potenziamento di organico, come dimostrano le file chilometriche dei patentati lucani per la consegna dei moduli prima e per l’attivazione della carta carburante dopo”. Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive associazioni dei consumatori e alle categorie dei lavoratori postali, chiedono a Poste Italiane di “porre fine alla politica dei tagli indiscriminati al personale e agli uffici postali; di ricalibrare le proprie attività in funzione delle reali esigenze degli utenti, a partire da una più netta separazione tra servizi postali e servizi bancari; di ripristinare, infine, un corretto quadro di relazioni sindacali nell’ambito del quale affrontare i nodi irrisolti in materia di premi di produttività e organizzazione del lavoro”.

 

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