La Cgil di Matera sostiene l’iniziativa del 25 novembre a Matera
Ogni due giorni muore una donna.
Questo nonostante qualche passo in avanti anche nel nostro Paese si sia fatto nella legislazione specifica e nelle politiche contro la violenza sulle donne.
Allora perché questi episodi continuano ad essere all’ordine del giorno?
Perché tra le 18 e le 20 il posto più pericoloso per le donne resta la loro cucina, la loro casa, dove si consumano i più efferati atti di violenza sulle donne e sempre più spesso ad opera di familiari?
E’ chiaramente inadeguata la risposta istituzionale che viene data sia alle richieste di aiuto, sia in termini di prevenzione.
Se al Femminicidio ci si arriva attraverso una graduale escalation di violenze fisiche e morali, non basta una legge sullo stalking per fermare un impulso omicida. Spesso, non bastano neppure gli ancora insufficienti centri antiviolenza, costretti ad autofinanziarsi e privi ricoveri per le donne e i loro figli, e non può bastare l’associazionismo spontaneo.
Le donne continuano ad essere uccise .
Tutta l’azione di prevenzione nel nostro Paese è in larga misura affidata ancora al cambiamento culturale dell’approccio sessista di specifici progetti scolastici, eccellenti ma sporadici.
Dal punto di vista sociale, contemporaneamente , esclusione e pregiudizi continuano ad esistere e senza che intervenga alcun correttivo. Anzi, soprattutto in questo periodo di crisi, l’emarginazione e il pregiudizio nei confronti delle donne aumenta.
E’ tra le donne che si registra il maggior numero di licenziamenti ( più del 50 % di quelle in età fertile dichiara di essere stata licenziata dopo aver avuto un figlio); è aumentata considerevolmente la percentuale di donne iscritte alle liste di mobilità e in molti casi lo stipendio si riduce drasticamente o perché si è costrette ad un part-time per assistere la prole o perché si deve rinunciare a straordinari o produzioni extra.
L’altra inumana pratica delle dimissioni in bianco non chiude un quadro nero di condizioni che non solo non aiutano, ma contribuiscono a creare uno stato di dipendenza e insicurezza determinante per la soggezione e la prostrazione alla violenza.
La soggezione economica è essa stessa una violenza che va estirpata realizzando una legislazione di tutele e una rete di supporti che garantiscano la parità di genere, che permettano alle donne e alle madri di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, di non dover rinunciare all’indipendenza economica.
Perché il lavoro è dignità e libertà, anche dalla violenza familiare.
Ordine del giorno sulla Giornata Internazionale della Lotta alla violenza sulle Donne
I dati diffusi nei giorni scorsi sul femminicidio evidenziano una realtà sconvolgente.
Il 2013 è stato un anno nero : 12% di casi in più rispetto al 2012.
Il 70% dei casi di omicidio avviene in famiglia e nel 92% dei casi le donne uccise sono vittime di un uomo. In totale, 179 donne uccise : una ogni 48 ore.
Anche in Basilicata, emergono sempre più spesso casi di violenza, soprattutto in contesti familiari.
FEMMINICIDIO non è una invenzione mediatica, né una parola qualsiasi.
FEMMINICIDIO vuol dire che di genere si muore.
Femminicidio è la forma estrema di violenza di genere contro le donne, determinato dalla persistenza di una cultura maschilista e misogina ancora troppo presente e pervasiva in tutti i contesti della nostra società che si declina nella violenza fisica, ma anche nel linguaggio, nell’immagine mortificante, irrispettosa e di mercificazione del corpo, negli stereotipi di genere, nella violenza verbale, particolarmente feroce quando è una donna ad esprimere un punto di vista non condiviso, nell’assenza di politiche efficaci di mainstreaming e di empowerment che consentano una partecipazione reale delle donne a tutti i livelli.
In occasione del 25 novembre, giornata di lotta alla violenza di genere, di fronte a questi drammatici dati non possiamo che RIFLETTERE e AGIRE.
RIFLETTERE sulla diffusione pervasiva della cultura maschilista nelle scuole, nelle imprese, nei partiti e, più in generale, in tutti i contesti della nostra società.
AGIRE per rimuovere detta cultura, a partire, ad esempio, per quanto riguarda la nostra regione, dalla introduzione di una norma all’interno dello Statuto Regionale in discussione, che apra la strada a una legge regionale per la rappresentanza di genere e una legge regionale contro la violenza.
AGIRE nel diffondere e praticare una cultura realmente paritaria, a partire dal linguaggio e dall’organizzazione del lavoro anche e soprattutto all’interno della nostra organizzazione.
Bene abbiamo fatto a volere lo Sportello Rosa per il lavoro, la cui attività va sostenuta e promossa da tutte le categorie e le strutture della Cgil di Basilicata.
Il Direttivo della CGIL di Basilicata condanna dunque ogni forma di violenza e aderisce alle manifestazioni locali a sostegno della Giornata del 25 novembre.
Potenza, 20 novembre 2014
Firme
Anna Russelli, Giuliana Scarano, Manuela Taratufolo, Giulia Adduce, Marcella Conese, Pina De Donato, Beatrice Galasso, Angela Uricchio, Valeria Matone, Giovanna Galeone, Roberta Laurino, Enzo Atella, Bruno Bevilacqua, Angelo Vaccaro, Maria Luisa Fasano