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CIA Puglia chiede più rispetto per il florovivaismo

Il settore florovivaistico pugliese rappresenta un segmento strategico per lo sviluppo del comparto primario, sia per varietà coltivate sia per tecniche di coltivazione e contenuto tecnologico.

CIA-Agricoltori Italiani Puglia, attraverso una nota, chiede perciò maggiore attenzione verso uno dei settori trainanti dell’agricoltura regionale, alla luce della sfuriata del cantante Blanco che aveva calpestato e devastato un allestimento di rose sul palco di Sanremo.

Negli ultimi anni, infatti, il florovivaismo pugliese ha raggiunto una posizione di rilievo nel contesto florovivaistico nazionale, collocandosi tra i primi posti assieme a Liguria, Campania e Toscana.

Tale posizione è stata conquistata grazie all’incremento dell’offerta di prodotti qualitativamente e quantitativamente superiori. Attorno al florovivaismo operano imprese, enti e associazioni pubbliche e private, società a partecipazione pubblica, fondazioni e consorzi attivi nella promozione, innovazione e ricerca finalizzate allo sviluppo del comparto.

Ad oggi, il florovivaismo si caratterizza come un settore globale, con un’agguerrita concorrenza da parte di grandi imprese internazionali e dei Paesi a basso costo di manodopera.

Tante le varietà pugliesi: garofani, lilium, gerbere, gladioli, fresie, anthurium e anche di questo periodo le rose provenienti dalle serre, ma non solo.

IN PUGLIA 2MILA AZIENDE. La regione, complessivamente, conta circa 2mila aziende di settore, una superficie coltivata di quasi 1.280 ettari, di cui 560 solo nella provincia di Lecce. Le imprese florovivaistiche pugliesi, per lo più di piccole dimensioni, sono concentrate per la maggior parte proprio nel Leccese, a Taviano e Leverano, e in provincia di Bari, con l’importante mercato di Terlizzi. Aziende del settore, inoltre, sono attive nel Foggiano (a Candela soprattutto) e nel Tarantino. “Il florovivaismo pugliese è già stato duramente colpito dall’emergenza Covid, con un vero e proprio crollo del fatturato – ha spiegato Gennaro Sicolo, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Puglia -. Stiamo parlando di un settore che, negli anni, è arrivato a impiegare migliaia di addetti”.

XYLELLA E PANDEMIA. Prima le conseguenze della Xylella poi tutto ciò che è stato determinato dalla pandemia hanno messo in ginocchio una macchina produttiva capace di coniugare tradizione e innovazione grazie al miglioramento degli standard qualitativi, all’innovazione e a una sempre maggiore apertura verso i mercati esteri: il 25 per cento circa della produzione pugliese è destinato all’export. “Occorre tenere conto dell’importanza economica e sociale del florovivaismo pugliese – afferma Giuseppe De Noia, presidente di Cia Levante e componente del Comitato di gestione del Distretto Florovivaistico di Puglia –. È necessario mettere al centro il ruolo dei florovivaisti con l’intento di sostenerne le iniziative e i programmi, su base territoriale, volti a rafforzare la competitività, l’innovazione e l’internazionalizzazione del settore”.

Riguardo alla battuta fuori luogo secondo cui chi lavora la terra sia un fallito, tiene a precisare che chi sceglie di coltivare la terra non è affatto un fallito. Anzi oltre ad essere un custode dei valori della terra, il moderno agricoltore è una figura specializzata e sempre più spesso formata dopo un percorso di studi, pensiamo ad esempio ai tanti laureati in agraria. “Gli agricoltori sono custodi che lavorano tanto per la salvaguardia del territorio”. Il comparto florovivaistico pugliese merita attenzione perché è un segmento strategico per lo sviluppo del territorio, secondo Piero Tunno, presidente del Distretto Florovivaistico di Puglia. Le aziende sono quasi equamente suddivise tra quelle che si dedicano al vivaismo e quelle dedite alla produzione di fiori e piante ornamentali; in percentuale minore, ma sempre rilevante, sono quelle specializzate nella produzione di piante in vaso.

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