CIA Puglia: “Il 12 tutti a Foggia, il Governo assuma il dossier grano duro come priorità”
Il Governo deve aprire un ‘dossier grano duro’, perché questo è un settore emblematico delle questioni da affrontare se vogliamo mantenere realmente la nostra sovranità alimentare: i prezzi da fame riconosciuti ai produttori; la scarsa competitività dei nostri costi di produzione e della logistica; l’incidenza abnorme e pressoché senza controlli quantitativi e qualitativi di quanto importiamo dall’estero; lo squilibrio della catena del valore lungo gli anelli della filiera. Per questi motivi”, spiega Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, “abbiamo convocato a Foggia, capitale della cerealicoltura italiana, una manifestazione che il 12 luglio, dalle ore 10, porterà davanti alla sede della Camera di commercio del capoluogo dauno i cerealicoltori di tutta la Puglia”.
IL DOSSIER GRANO DURO. Il dossier grano duro che il Governo dove assumere come prioritario è ben evidenziato dai numeri. CIA Agricoltori Italiani, dal 14 aprile 2023, ha raccolto più di 50.000 firme a sostegno del grano duro italiano, una produzione di qualità alla base di un prodotto di eccellenza del made in Italy come la pasta. Il grano duro è un prodotto di nicchia, nel mondo se ne producono appena 35 milioni di tonnellate, vale a dire l’1,5% della produzione mondiale dei Cereali.
Con più di un milione e duecentomila ettari e 200.000 aziende agricole, il grano duro è la prima coltura a superficie in Italia, con una produzione di circa 4 milioni di tonnellate, che fanno del Bel Paese la prima nazione produttrice europea e la seconda a livello mondiale dietro il Canada. Il grano duro italiano è un prodotto eccellente, salutare, coltivato in modo sostenibile spesso in areali che non hanno alternative colturali e il cui abbandono potrebbe portare gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale, ambientale e di tenuta idrogeologica del territorio. La coltura del grano duro in Italia ha poi anche una forte valenza identitaria e culturale, non è certo un caso che secondo tradizioni e leggende secolari, dalla Sicilia la Dea delle messi Cerere abbia affidato al suo discepolo Trittolemo l’importante compito di girare su un carro trainato da draghi alati per diffondere la coltivazione del grano nel mondo.
IL CROLLO DELLE QUOTAZIONI. Nonostante la grande tradizione, la professionalità degli agricoltori italiani, il grano italiano vede sempre più cali di prezzo da mettere a serio rischio le superfici coltivate.
Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 580 euro a tonnellata a 310 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora. È forte la preoccupazione per gli agricoltori di essere costretti a vendere l’imminente raccolto al di sotto dei costi di produzione, che nell’ultimo anno hanno visto aumenti superiori al 40%, passando da circa 800 euro per ettaro a 1400 euro. Con gi attuali prezzi di vendita gli agricoltori lavorano in perdita e si rischia sempre più l’abbandono di un prodotto simbolo del made in Italy.
L’Italia è il primo paese per produzione di pasta nel mondo, la pasta italiana è un’eccellenza del made in Italy. Il 50% della pasta consumata nell’UE viene trasformata in Italia, e nel mondo un piatto di pasta su quattro è prodotto in Italia. Inoltre con 23 kg pro capite, l’Italia resta di gran lunga il Paese con il maggior consumo di pasta e resta inaccettabile che con questi numeri non ci sia la giusta attenzione per il reddito degli agricoltori. L’Italia importa circa due milioni di tonnellate di grano duro su base annua, intorno al 20% del fabbisogno dell’industria.
QUESTIONE IMPORT. Tra i maggiori paesi di importazione ci sono Canada, Stati Uniti, Francia e Kazakistan. L’import inevitabile di grano duro, però, non può e non deve mortificare la produzione nazionale, servono rispetto, attenzione e trasparenza per i produttori di grano duro italiano. I consumatori italiani, peraltro, manifestano sempre più attenzione per i prodotti 100% made in Italy. Le tensioni geopolitiche e la fibrillazione dei mercati internazionali pongono sempre di più come elemento strategico il rafforzamento, per quanto possibile, della produzione nazionale. Servono strumenti che garantiscano maggiore attenzione per gli agricoltori e maggiore trasparenza per i consumatori. Bisogna favorire la massima chiarezza sull’import attraverso strumenti normativi come “Granaio Italia”, dotare il Paese di moderni meccanismi in grado di garantire maggiore trasparenza dei prezzi come le Commissioni Uniche Nazionali (CUN), rafforzare i contratti di filiera, definire i costi medi di produzione sotto i quali non può scendere il prezzo per gli agricoltori. Va potenziata la promozione di pasta con grano 100% di origine italiano.