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Cisl Basilicata: «Necessario potenziare l’offerta e i servizi universitari e puntare sugli ITS»

«Potenziare l’offerta formativa e i servizi universitari e parallelamente investire nel canale dell’istruzione tecnica superiore è cruciale per risolvere il problema della scarsa attrattività della nostra regione». È quanto sostengono il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo e la responsabile del centro studi Luana Franchini a commento del recente rapporto pubblicato dall’Anvur sul sistema di istruzione superiore e della ricerca. «Il quadro che emerge dallo studio è preoccupante in quanto segnala una vera e propria emorragia di iscritti al nostro ateneo e uno scarso appeal dello stesso verso gli studenti in uscita dalla scuola superiore delle altre regioni. Tra il 2011 e il 2021 le regioni meridionali e insulari hanno perso competitività rispetto al regioni del Centro-Nord nella capacità di attrarre studenti universitari nei propri atenei. Tra le regioni del Sud svetta proprio la Basilicata che più di tutte registra una vera e propria emorragia di giovani studenti universitari, quasi un quarto in meno in dieci anni, un flessione che in percentuale è il doppio di quella registrata in Campania, Puglia e Sardegna». 

 

Secondo Cavallo e Franchini «nel Mezzogiorno uno studente su cinque, in genere diplomato con voti alti e proveniente da famiglie con più favorevoli condizioni socio-economiche, si iscrive in atenei del Centro-Nord, mentre i flussi nella direzione contraria sono praticamente nulli. E su questo – specificano i dirigenti della Cisl – incidono due fattori che si intersecano: da un lato le università meridionali sono ritenute dagli studenti meno attrattive per il livello qualitativo e quantitativo dei servizi e della ricerca; dall’altro le regioni del Nord offrono migliori e maggiori opportunità occupazionali. L’emigrazione e lo spopolamento iniziano da questo dato: i ragazzi che vanno a studiare fuori solo in casi eccezionali ritornano, pertanto non lavoreranno e non faranno una famiglia in Basilicata».

 

«Potenziare l’offerta formativa universitaria e i servizi agli studenti, in primis le residenze universitarie e i trasporti, significa offrire ai giovani della Basilicata la possibilità di accedere a un’istruzione di alto livello senza dover lasciare la propria regione. Questo riduce la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero la tendenza dei giovani talenti a emigrare verso altre regioni per ottenere una formazione universitaria di qualità. Mantenere i giovani in Basilicata, invece, significa garantire la crescita della regione, poiché questi potranno contribuire con le proprie competenze e conoscenze al progresso locale. Inoltre, un potenziamento dell’offerta formativa universitaria può attrarre studenti provenienti da altre regioni o dall’estero, portando un incremento dell’afflusso di persone e delle risorse economiche nella regione. Ciò può favorire la nascita di nuove attività economiche e lo sviluppo di settori ad alto valore aggiunto, contribuendo alla diversificazione economica della Basilicata e alla creazione di nuovi posti di lavoro qualificati».

 

«Nella società della conoscenza e della tecnologia in costante aggiornamento – aggiungono Cavallo e Franchini – la presenza di una università, soprattutto se efficiente, contribuisce in maniera determinante allo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio perché stimola lo sviluppo di nuove idee, qualifica il tessuto produttivo attraverso l’innovazione, oltre ad essere uno strumento imprescindibile per migliorare il livello di capitale umano, prima attraendo studenti capaci e meritevoli nella regione dove gli atenei sono localizzati e poi producendo laureati altamente qualificati che dalle università si spostano alle imprese, si auspica, del territorio. Pertanto è indispensabile intervenire alla radice del problema potenziando l’attrattività dell’Università della Basilicata e potenziando il sistema degli ITS, i percorsi post diploma che offrono una formazione tecnica altamente qualificata ed integrata con il sistema produttivo. Questo potrebbe da un lato aggredire l’emigrazione giovanile e dall’altro qualificare d innovare il sistema delle imprese lucano che sarebbe visto anch’esso più attrattivo per i futuri giovani lavoratori».

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