CISL e UIL poco convincenti sulla gestione della vertenza PCMA
Le dichiarazioni dei segretari generali di CISL e UIL materani destano sconcerto, si glissa il merito e, con fare dialetticamente sofista, si evita di dare risposte concrete alle domande e dubbi posti sulla gestione della vertenza PCMA.
Si disattende completamente dal dare riscontro ad un dato importante: piuttosto che parlare della storia di PCMA, durante la quale peraltro mai accaduto quanto avvenuto il 26 luglio u.s., ai colleghi di Cisl e UIL si chiedeva di spiegare ai lavoratori della Pcma, alle istituzioni, all’opinione pubblica il perché del rifiuto “categorico” di trattare la vertenza relativa allo stabilimento di Pisticci,su tavoli istituzionali,alla luce del sole,con la stampa informata di quello che accade.
Ci si può accollare la responsabilità di chiusura di una fabbrica siglando accordi al massimo ribasso e blindando la trattativa?
Parlare poi da parte della CISL di salvaguardia di 82 posti di lavoro è paradossale.
Quali posti di lavoro sono stati salvati se si è siglato un accordo di chiusura della fabbrica?
Mobilità interna per 82 persone? la garanzia di ciò dove è scritta?
Nell’accordo di questo non si parla affatto e se non riusciamo a coglierlo farebbe bene la CISL a evidenziare il passaggio in cui si assicura, al 100%, la garanzia del posto di lavoro per tutti e 82 i lavoratori. Va evidenziato che nello stabilimento PCMA di Melfi da mesi i lavoratori sono in CIGO a rotazione per oltre il 50% delle ore.
Quanto affermato nelle note dei due sindacalisti, guardando poi alla storia di quello stabilimento, è connotato di disinformazione e denota una non conoscenza diretta dei fatti : solo per amor di verità, bisogna ricordare che, per stessa ammissione recente della PCMA, nel 2009 avevano intenzione di chiudere lo stabilimento ma il sindacato, all’epoca, sbarrò le porte dello stabilimento e impedì tale scempio.
All’epoca fu la CGIL, insieme alla Ugl, a bloccare per quattro notti e quattro giorni, la fabbrica. CISL e UIL ci affiancarono in quella lotta, fummo uniti.
Si giunse ad un accordo, siglato in Confindustria, e non in un albergo fra ristretti soggetti ammessi al privilegio di potere trattare e nel silenzio più assoluto. Quell’ accordo, allora, fu firmato anche da Cisl e UIL.
Quell’accordo fu poi ratificato in Regione Basilicata e la fabbrica non chiuse. Tutti furono coinvolti: parti sociali, istituzioni, territorio. Tutti, nessuno escluso. Questi i fatti.
La linea all’epoca fu definita nelle assemblee aperte a tutti, nessuno escluso e chi non aveva iscritti poteva partecipare in virtù di quella democrazia e solidarietà che non si fonda sui numeri delle tessere ma sulla partecipazione consentita a tutti coloro che hanno la ferma volontà di difendere il lavoro e i lavoratori.
Nella storia della Valbasento non era mai accaduto quanto si è verificato rispetto alla gestione della vertenza PCMA.
Diciassette anni fa, nonostante il padrone fosse in fabbrica, la Cgil sindacalizzò quell’azienda.
La CGIL non è stata cacciata da quella fabbrica dai lavoratori, ma dal combinato disposto Fiat, accordi separati e sindacati aziendalisti; la CGIL non ha potuto trattare perché si è consentito di fare prevalere la determinazione aziendale a scegliersi gli interlocutori evitando addirittura le Istituzioni.
IL comportamento tenutosi da parte delle sigle sindacali è fuori dai canoni normali, è discutibile e non può essere ammantato da un difesa di ufficio che è inconsistente.
Resta chiaro e non è sconfessabile che:
1. l’azienda ha posto delle condizioni (no CGIL, no istituzioni) e quella linea è passata anche con l’avallo dei sindacati che hanno permesso che una trattativa di chiusura fosse fatta a porte chiuse escludendo la CGIL e tutti i livelli Istituzioni (Provincia, Regione, MISE);
2. 82 posti di lavoro sono stati persi;
3. FIAT ha imposto dictat di chiusura e ci si è limitati a ratificare e ad agevolare i percorsi di chiusura;
4. La tutela dei lavoratori è diventato puro dettaglio, mentre la priorità è stato CHIUDERE senza che nessuno se ne potesse accorgere.
E su questo che CISL e UIL confederali avrebbero dovuto intervenire prevenendo un film dalla fine disastrosa.
Abbiamo confidato fino all’ultimo nel ruolo delle due confederazioni e nel loro intervento per impedire lo scempio realizzato e invece hanno lasciato gli RSA e le categorie provinciali dei metalmeccanici nella condizione di fare ciò che non avrebbero dovuto fare: trattare le condizioni di peggior favore per gli 82 lavoratori.
Apprezziamo le parole dell’assessore Viti. La sua profonda cultura e preparazione hanno fatto sì che centrasse il problema vero. E richiamandoci a quanto da lui affermato, confidiamo nella sua azione e in quella del Presidente De Filippo affinchè la partita PCMA non sia definitivamente chiusa.
Riprendiamo proprio un pensiero dell’assessore che condividiamo pienamente “le questioni Nazionali diventano macigni , quando localmente non si ha la capacita di impegnarsi per rimuoverli”.
IL compito del sindacato confederale è di evitare proprio questo, la nostra capacità si misura in questo.
Fabbrica Italia, accordo separato hanno determinato quanto emblematicamente è accaduto in PCMA di Pisticci Scalo. Ciò potrebbe essere da apripista in ciò che sta per esplodere in FIAT SATA. A noi tutti, sindacati e Istituzioni, il compito e la responsabilità di evitare altri scempi come quello consumatosi in PCMA, Pisticci Scalo.
Ha ragione il segretario UIL Coppola quando afferma e rivendica che, per essere uniti, bisogna avere il rispetto del pluralismo delle idee e delle posizioni di tutti, quel rispetto però che non si è avuto nei confronti della CGIL e dei tanti lavoratori che rappresenta proprio perché avendo la CGIL idee diverse le è stato tolto in modo illegittimo il diritto alla rappresentanza.
Fernando Mega – Segretario Generale FILCTEM CGIL Matera