Cisl: “Con le comunità del benessere sanità e socio-assistenziale viaggiano insieme”
Il tentativo di riformare il sistema sanitario e di riorganizzare la rete territoriale dei servizi socio-assistenziali ben rappresentano lo scarto tra le ambizioni riformatrici espresse da questa legislatura e il concreto miglioramento della qualità della vita delle famiglie lucane. Non sono stati risolti i nodi strutturali della sanità lucana, come l’emigrazione sanitaria che toglie risorse al bilancio regionale, la scarsa attitudine ad attrarre domanda di salute dalle regioni limitrofe e la poco capillare distribuzione territoriale della medicina specialistica che impedisce la riduzione delle liste d’attesa; né si registrano avanzamenti sulla qualità dei servizi socio-assistenziali. È di tutta evidenza che nell’impianto riformatore della Regione è mancata una visione unitaria e sistemica dei bisogni e dei servizi, conseguenza di una filosofia molto radicata nella cultura burocratica di questo paese che tende a isolare in sfere autonome salute e socio-assistenziale e ad articolare in base a questa distinzione manichea il sistema dei servizi. Una distinzione che in un contesto di crisi demografica, con il conseguente aumento dell’incidenza della popolazione anziana e delle patologie croniche e degenerative, non ha più ragione di esistere in quanto i bisogni di salute sono molto spesso, per non dire sempre, interconnessi ai bisogni socio-assistenziali.
Questo impone un radicale ripensamento dell’architettura territoriale dei servizi passando dalla logica della rete tra ambiti organizzati per centri di costo che restano funzionalmente autonomi a quella della “comunità del benessere” fondata su una visione olistica della persona e sul criterio della territorializzazione dell’assistenza, dentro il perimetro degli ambiti sociali di zona, con il pieno coinvolgimento della medicina di base, della medicina specialistica e del terzo settore. Dentro questo disegno le articolazioni territoriali vanno concepite come luoghi di erogazione di prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, di presa in cura e di primo approccio alla malattia, con evidenti vantaggi in termini di decongestionamento dei plessi ospedalieri e dei pronto soccorso; di riduzione delle liste di attesa; di mantenimento del malato dentro la comunità degli affetti.
L’altro nodo da superare riguarda la scarsa e direi anche storica propensione della Regione Basilicata ad investire sulle tante professionalità, dai medici agli assistenti sociali, che si ritrovano spesso a dover sopperire con la buona volontà ai limiti strutturali di un sistema inefficace e inefficiente. La precarietà e la discontinuità dei servizi è in molti casi la logica conseguenza della precarietà delle persone che, al netto della personale dedizione, non riescono a garantire con la necessaria continuità la presa in carico e la gestione di una domanda di servizi sempre più complessa e articolata. Per un reale salto di qualità serve un investimento duraturo sulle professionalità per rendere stabile l’apparato amministrativo e operativo. Purtroppo, la Regione con il piano di rafforzamento amministrativo ha preferito investire unicamente sugli apparati regionali, lasciando del tutto sguarnita di risorse e interventi la rete dei Comuni sulla quale pure si dovrebbe reggere l’intera architettura delle politiche sanitarie e socio-assistenziali.
Questo impone un radicale ripensamento dell’architettura territoriale dei servizi passando dalla logica della rete tra ambiti organizzati per centri di costo che restano funzionalmente autonomi a quella della “comunità del benessere” fondata su una visione olistica della persona e sul criterio della territorializzazione dell’assistenza, dentro il perimetro degli ambiti sociali di zona, con il pieno coinvolgimento della medicina di base, della medicina specialistica e del terzo settore. Dentro questo disegno le articolazioni territoriali vanno concepite come luoghi di erogazione di prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, di presa in cura e di primo approccio alla malattia, con evidenti vantaggi in termini di decongestionamento dei plessi ospedalieri e dei pronto soccorso; di riduzione delle liste di attesa; di mantenimento del malato dentro la comunità degli affetti.
L’altro nodo da superare riguarda la scarsa e direi anche storica propensione della Regione Basilicata ad investire sulle tante professionalità, dai medici agli assistenti sociali, che si ritrovano spesso a dover sopperire con la buona volontà ai limiti strutturali di un sistema inefficace e inefficiente. La precarietà e la discontinuità dei servizi è in molti casi la logica conseguenza della precarietà delle persone che, al netto della personale dedizione, non riescono a garantire con la necessaria continuità la presa in carico e la gestione di una domanda di servizi sempre più complessa e articolata. Per un reale salto di qualità serve un investimento duraturo sulle professionalità per rendere stabile l’apparato amministrativo e operativo. Purtroppo, la Regione con il piano di rafforzamento amministrativo ha preferito investire unicamente sugli apparati regionali, lasciando del tutto sguarnita di risorse e interventi la rete dei Comuni sulla quale pure si dovrebbe reggere l’intera architettura delle politiche sanitarie e socio-assistenziali.
Enrico Gambardella ed Enzo Zuardi – Segretario generale della Cisl Basilicata e segretario generale della Fnp Cisl Basilicata