Con “La Puglia Non Tratta” la Puglia è punto di riferimento dell’antitratta
Diciassette mesi fatti di un lavoro costante e quotidiano, quello portato avanti dalla Regione Puglia attraverso la Rete di associazioni e cooperative che agiscono nell’ambito del progetto La Puglia Non Tratta, nato per contrastare qualsiasi forma di sfruttamento umano e favorirne l’emersione.
Unità di strada e attività di identificazione, attività di sportello, accoglienza, formazione e inserimento lavorativo. Sono tante le azioni che fanno di questa rete un punto di riferimento per tutte le persone in difficoltà e per gli enti deputati ad intervenire in soccorso di uomini e donne, persone transessuali e minorenni, che lasciano il loro Paese dietro la promessa di una vita diversa e che invece vengono reclutati da organizzazioni criminali transnazionali per diventare merci senza una destinazione consapevole.
Dal 1° ottobre 2022 al 29 febbraio 2024 (questa la durata della quinta edizione) sono migliaia le persone contattate e/o accompagnate ai servizi socio-sanitari dai referenti dell’Associazione Temporanea di Scopo composta dalla Comunità Oasi2 San Francesco, soggetto capofila, dalla Cooperativa Sociale Atuttotenda, dalla Cooperativa sociale C.A.P.S. Onlus, dall’APS G.I.R.A.F.F.A., dalla Cooperativa Sociale Medtraining, dall’Associazione Micaela Onlus e dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
La quinta edizione del progetto La Puglia Non Tratta è stata realizzata nell’ambito del Bando n. 5/2022 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità – Programma unico di emersione, di assistenza ed integrazione sociale a favore delle persone vittime di tratta. Attivo dal primo settembre 2016 – anche se gli enti antitratta operano con la Regione Puglia dal 2007 – il progetto è finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità.
LA FORMAZIONE
Tanti i momenti di formazione nel corso dei mesi. In particolare a novembre 2023, nella Fiera del Levante di Bari, si è svolta una giornata formativa sulle misure di protezione e tutela legale delle vittime di tratta e sfruttamento, rivolta al personale delle questure del territorio regionale e ai partecipanti del progetto “La Puglia non tratta”. Ore in cui si è parlato di lavoro in rete e protocolli investigativi, per inventare nuovi modelli di coordinamento e sinergia tra gli enti per riconoscere più velocemente le vittime di tratta e avviarle all’ascolto in un luogo protetto. Una giornata moderata da Luisa Gissi della Comunità Oasi2 capofila del progetto “La Puglia non Tratta”, introdotta dal dott. Roberto Venneri segretario generale della Presidenza della Regione Puglia e conclusa dalla dott.ssa Maria Rosaria Cervelli referente Regione Puglia per il progetto “La Puglia non Tratta”, alla quale hanno partecipato Francesco Giannella procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Bari, Francesca Nicodemi avvocata Foro di Firenze e consulente A.St.R.A, Silvia Silvestris dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Bari, Filippo Portoghese dirigente della squadra mobile della Questura di Bari e Chiara Scipioni Protection Associate UNHCR.
Con una certa frequenza, poi, tutte le equipe degli enti hanno partecipato ai webinar organizzati dal Numero Verde Nazionale sulla metodologia degli interventi, lo studio del fenomeno della tratta, le tipologie di grave sfruttamento e sugli aggiornamenti della normativa in materia di tutela.
In azioni di sistema interregionali, inoltre, in un continuo dialogo e confronto con le altre regioni, i componenti della Rete hanno cominciato ad approfondire il lavoro sull’Indoor e dunque sulla prostituzione al chiuso, approfondito le buone prassi con le Questure e proseguito un lavoro di ricerca sullo sfruttamento lavorativo con un focus in particolare su Pakistan Bangladesh ed Egitto.
I NUMERI
I dati che si riportano in conclusione dell’edizione, sono quelli che si riferiscono al periodo compreso tra il 1° ottobre 2022 e il 31 gennaio 2024.
I primi sono i dati raccolti dall’unità di strada nei luoghi del grave sfruttamento (sessuale, lavorativo, accattonaggio). Quello dell’unità di strada è di fatto il primo contatto conoscitivo, l’intervento di riduzione del danno con riferimento agli interventi di aiuto sanitario, informazione e prevenzione di malattie trasmissibili sessualmente: 2646 le donne contattate e 739 quelle incontrate per la gran parte provenienti da Romania, Nigeria, Bulgaria, Colombia e Sud America; 1823 gli uomini contattati e 563 quelli incontrati per la gran parte provenienti da Nigeria, Marocco, Ghana, Niger e Mali; 143 i e le persone transessuali contattate, 28 quelle incontrate provenienti perlopiù da Italia e Brasile.
459 le uscite delle unità di strada. Gli interventi hanno riguardato i territori di tutta la Puglia. Nel dettaglio: l’ex Pista Borgo Mezzanone a Manfredonia; Borgo Tre Titoli, Contrada Madonna di Ripalta e Contrada Pozzo Terraneo a Cerignola; le campagne di Stornarella, di Stornara e di Canosa; SP 231 Corato – Cerignola, la zona industriale di Cerignola; la SS. 16 Adriatica da Chieuti a Cerignola; la SS. 89 da Foggia a Manfredonia; la SS. 673 Circonvallazione di Foggia; SP 62 Canosa – S. Ferdinando; SS16 S. Ferdinando – Barletta; via Callano/Barletta e SS16 Adriatica in prossimità di Trani; SP 231 Corato-Bitonto, la SS100 da Massafra a Taranto; la Strada statale 7 Via Appia da Castellaneta a Taranto; Circum Mar Piccolo (Taranto) e la SP 105 dalla città di Taranto alla SP110 San Giorgio Ionico; le strade delle province di Lecce e Brindisi, quelle della Città metropolitana di Bari.
Questi invece i dati che riguardano il lavoro degli sportelli (drop in), il luogo in cui meglio si conosce la persona vittima di tratta, il luogo in cui l’operatore comincia a raccogliere la storia della persona che ha davanti e ascolta attivamente le sue richieste di aiuto.
Sono collocati a Foggia, Borgo Mezzanone, Stornara, Manfredonia per quanto riguarda la provincia foggiana; Barletta, Trani, Bisceglie per la BAT; Bari, Corato, Ruvo di Puglia nel Barese; a Taranto in forma itinerante, e a Lecce. 249 le donne incontrate, su 364 colloqui, per la gran parte provenienti da Nigeria, Albania, Costa d’Avorio, Ucraina; 320 gli uomini incontrati, su 399 colloqui, per la gran parte provenienti da Marocco, Albania, Gambia, Nigeria, Algeria, Senegal e Bangladesh; 1 la persona transessuale incontrata, su 2 colloqui effettuati con persone provenienti dal Brasile.
Si rendono noti anche i dati dell’accoglienza residenziale, l’inserimento della persona in una struttura residenziale e/o in comunità residenziali destinate ad accogliere persone vittime di tratta alle quali viene garantito vitto e alloggio. Si tratta del luogo di realizzazione del programma di assistenza individualizzata e di protezione sociale finalizzata all’inclusione delle persone vittime di tratta. Esistono 2 comunità di accoglienza a indirizzo protetto nella provincia di Foggia (femminile), 1 nella BAT (femminile), 5 nella provincia di Bari (di cui 2 maschili e 3 femminili), 1 nella provincia di Lecce (femminile).
Sono state accolte 35 donne per gran parte nigeriane, ivoriane, camerunensi e bulgare; 12 uomini provenienti dal Gambia, ma anche dal Burkina Faso, Afghanistan, Senegal, Guinea, Ghana e Italia; 7 nuclei monoparentali con minori a carico provenienti da Nigeria, Costa d’Avorio, Nuova Guinea e Marocco.
Ci sono poi le prese in carico territoriale che riguardano le vittime di tratta che non necessitano di un luogo protetto, cioè donne uomini e famiglie che vengono seguite anche fuori dalle comunità. Sono 62 in tutto: 28 donne, 19 uomini, 14 nuclei monoparentali con minori a carico e 1 persona transessuale.
Le azioni portate avanti dalla Rete antitratta mirano anche all’inserimento socio-lavorativo delle persone vittime di tratta che hanno potuto usufruire di alcuni tirocini: 27 in tutto le persone coinvolte (16 donne e 11 uomini) che sono state avviate al confezionamento, al settore immobiliare, a quello florovivaistico e tessile, alla trasformazione di prodotti alimentari, all’edilizia, al commercio, al settore turistico e alla ristorazione.
E infine i dati indoor, quelli più difficili da reperire, un mondo invisibile che fa riferimento ai luoghi chiusi in cui vengono fatte prostituire le persone vittime di tratta, in particolar modo appartamenti e centri massaggi. 3028 le donne individuate attraverso il web, 1936 quelle contattate, per gran parte provenienti da Sud America, Italia, Colombia, Europa dell’Est, Spagna, Cina, Russia, Germania, Panama, Giappone, Grecia, Hawaii, India, Svizzera, Svezia, Pakistan e Thailandia, tra i 26 e i 35 anni; 8 gli uomini, italiani e brasiliani tra i 18 e i 25 anni; 302 le persone transessuali individuate, 206 quelle contattate tra i 36 e i 45 anni, sudamericane, italiane, brasiliane, colombiane, argentine, peruviane, cubane e messicane.
Proprio a causa dell’invisibilità del mondo dell’indoor, gli interventi di prossimità effettuati sono di numero estremamente ridotto rispetto alle persone individuate: 114 gli interventi effettuati con donne, 44 quelle accompagnate ai servizi sociosanitari del territorio, di età compresa tra 36 e 45 anni; 53 gli interventi effettuati con persone transessuali, 24 quelle accompagnate ai servizi sociosanitari del territorio di età compresa tra 36 e 45 anni.
Strumento principale per favorire l’emersione del fenomeno della tratta è il Numero Verde Antitratta 800 290 290, attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24 gestito da operatori multiprofessionali capaci di interagire nelle principali lingue con le vittime.
La Puglia ha una sua postazione regionale che nel periodo di riferimento, 1° ottobre 2022 – 31 gennaio 2024, ha registrato 30 chiamate: 8 arrivate dalla Rete antitratta nazionale, 1 dall’ospedale di Lecce, 1 da un privato cittadino, 10 da donne vittime di tratta, 2 da uomini vittime di tratta, 2 dalle Forze dell’Ordine, 2 da avvocati, 2 dalla commissione territoriale, 1 da un’assistente sociale e 1 da un centro antiviolenza.
“Per salvare le vittime di tratta – ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – la Regione Puglia investe oggi 1 milione e 900 mila euro, a cui si aggiungono i 2 milioni di euro già previsti per la prossima edizione di ‘La Puglia non Tratta’. Il nostro impegno si affianca a quello delle unità di strada, cioè di soggetti che, strada per strada, campagna per campagna e vicolo per vicolo, vanno a cercare le persone che vivono in questa condizione, le identificano e le fanno entrare nei programmi di assistenza, orientamento e inserimento socio-lavorativo. L’attività è inserita nell’ufficio dell’Antimafia sociale della Regione Puglia e viene dall’esperienza dell’ufficio per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari. In tutti questi anni abbiamo imparato che la lotta non repressiva alla criminalità, nella quale la Puglia è capofila in Italia e nel mondo, offre uno spazio di opportunità e funziona perché, oltre a salvare le vite delle persone, consente di abbassare il numero dei reati. Lo abbiamo imparato per le strade della Puglia, dove abbiamo incontrato associazioni di volontariato, scuole, insegnanti, enti di formazione che ci aiutano, come noi aiutiamo loro. In questo versante dell’Antimafia sociale, in questi anni, abbiamo investito oltre 6 milioni. Ne abbiamo spesi più di 30 per il contrasto alle mafie strutturate. È il segno che in Puglia la criminalità organizzata non ha e non avrà mai cittadinanza”.
“Il lavoro degli enti antitratta in Puglia – ha detto Luisa Gissi referente della Comunità Oasi2 San Francesco ente capofila del progetto ‘La Puglia Non Tratta 5’ – si attua nel contesto di una rete nazionale, che ci permette di mettere le persone in condizioni di sicurezza quando emergono da situazioni di sfruttamento e pericolo. Altrettanto importante è il lavoro con le realtà territoriali, sia dal punto di vista dell’orientamento ai servizi per le persone che supportiamo, sia dal punto di vista della sensibilizzazione della cittadinanza”.
“L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale si schiera con il Governo e con la Regione Puglia nel contrasto all’odiosa, moderna tratta di esseri umani – ha commentato il presidente dell’Ente portuale Ugo Patroni Griffi – La collaborazione costante e il lavoro quotidiano svolto da tutti i soggetti coinvolti, infatti, rappresentano un impegno fondamentale nella lotta contro la tratta di esseri umani. I nostri porti sono primo approdo per tanti disperati e devono costituire un presidio per il rispetto dei diritti umani. È cruciale – ha concluso Patroni Griffi – continuare su questa strada per contrastare le organizzazioni criminali transnazionali, implementando i controlli, anche grazie alla tecnologia, e offrendo assistenza alle vittime di sfruttamento e tratta”.
E proprio nel porto di Bari è stato realizzato il nuovo spot antitratta a firma del regista Alessandro Piva. Uno spot interamente girato tra i container che simboleggia tutti i luoghi di arrivo delle vittime di tratta che giungono nel nostro Paese senza una destinazione e che vengono cedute, sfruttate, abusate, per morire di lavoro.
“La rete che opera nel progetto ‘La Puglia non tratta’ – ha dichiarato il regista Alessandro Piva – mi ha proposto di lavorare su un tema forte e attuale: il traffico di esseri umani. Mi è subito venuto in mente il vorticoso viavai di merci che contraddistingue le nostre vite interconnesse e ho immaginato, come granelli di sabbia in questo enorme ingranaggio, tutti gli uomini, le donne e i bambini “movimentati” al pari di oggetti in nome della logica del profitto globale. Grazie alla collaborazione dell’Autorità Portuale, della Capitaneria di Porto e delle imprese portuali attive nella logistica del porto di Bari, in particolare Spamat e Morfimare, ho potuto mettere in atto quest’intuizione: parlare di qualcosa senza mostrarla praticamente mai, suggerire senza essere didascalico. Allo spettatore resta il compito di “vedere” la tratta di umanità clandestina tra le righe della quotidianità, così che il messaggio possa arrivare con maggiore efficacia. Le voci narranti sono di Ana Estrela e Masseye Niang, scelti in rappresentanza degli instancabili operatori che negli anni si sono contraddistinti per le iniziative volte al sostegno e all’integrazione della comunità straniera a Bari”.