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Con lo stoccaggio di gas naturale inizia una nuova fase di sviluppo in Val Basento

La polemica messa in campo sulla vicenda Geogastock, preannunciata da mesi, la trovo tanto inopportuna quanto strumentale, persino irrispettosa del proficuo lavoro svolto dal presidente De Filippo e priva di contenuti di merito ma funzionale esclusivamente a quella logica che vuole costruire un contrasto a tutti i costi, senza neanche risultare in grado di offrire, alla valutazione dei comuni cittadini, argomenti sufficienti e di confronto con simili operazioni effettuati in giro per l’Italia e non solo.

In un momento di crisi straordinaria come quello che stiamo vivendo, lavoratori, imprese, associazioni di categoria , rappresentanti sindacali, tutti chiedono continuamente ed a gran voce, in ogni modo ed in ogni luogo, che i rappresentanti istituzionali facciano fino in fondo il proprio dovere assumendosi le necessarie responsabilità e cercando di coniugare tempismo ed efficacia nelle scelte da compiere.

E’ giunto quindi anche in Basilicata il tempo delle decisioni, del coraggio delle scelte, di mostrare che si può diventare attrattivi non solo regalando sostegni economici a pioggia, ma mettendo a valore le risorse che un territorio come la Basilicata ha e che devono diventare volano di sviluppo economico e sociale senza mortificare e deturpare un territorio il cui ambiente non va considerato immodificabile, ma neanche stravolto e piegato a logiche miopi e oltremodo proiettate esclusivamente al profitto.

Solo qualche settimana fa anche il luminare Jeremy Rifkin ha indicato la strada che la Basilicata prima e meglio degli altri può e deve percorrere per arrivare preparati alla sfida della terza rivoluzione industriale: la ”green economy”; un percorso che, con logiche rinnovate e strategie definite, utilizza al meglio le indispensabili ed ingenti risorse economiche rinvenibili dalle attività dirette ed indirette legate all’estrazione petrolifera e del gas per effettuare investimenti che traguardino ad uno sviluppo ecosostenibile , possibile ma complesso ed a lungo termine.

La Regione Basilicata, da una parte , anche in questi ultimi due anni ha messo in campo quasi 200 MEuro di risorse economiche proprie per sostenere , finalmente anche in maniera automatica ed innovativa, gli investimenti delle PMI, dall’altra con lungimiranza, sta provando a rendere convenienti per la nostra regione anche l’utilizzo di preesistenze infrastrutturali come i pozzi, oggi esausti , utilizzati decenni fa per l’estrazione del gas, che hanno suscitato l’interesse di investitori di livello mondiale che resteranno su questa terra almeno per i prossimi 20 anni , generando posti di lavoro e risorse economiche di gran lunga maggiori a quelli prodotti da investimenti dello stesso tipo fatti in altre regioni ed altre nazioni.

Nulla di scandaloso quindi se qualcuno per investire in questo territorio concede qualcosa alla Basilicata piuttosto che solo prendere . Faremmo piuttosto molto bene se ricordassimo e diffidassimo delle numerose imprese a cui abbiamo regalato centinaia di milioni di euro solo qualche decennio fa, tutti poi fuggiti con il bottino “lucano” agli albori delle prime difficoltà.

Dovremmo, piuttosto che criticare in maniera sterile ed animare inutilmente fantasmi inesistenti, provare a costruire una relazione forte e continua con i nuovi potenti della terra (i Russi), che in un modo o nell’altro scelgono per convenienze ineludibili la nostra regione per i loro ingenti investimenti, al fine di dimostrare anche a loro che questo territorio può diventare “competitivo” per altri interventi utili a generare un indotto tecnologicamente avanzato e specializzato o in altri settori che meglio esaltano quelle vocazioni economiche della nostra regione legate all’ambiente, al turismo e all’agricoltura.

Per il bene della Basilicata, oggigiorno, le “leve economiche” non vanno utilizzate per accattonare qualche voto, ma azionate per generare opportunità e sviluppo , senza seguire facili scorciatoie ma analizzando le convenienze regionali, come hanno fatto gli uffici preposti per oltre due anni (un tempo comunque lunghissimo per investitori di questo tipo che si muovono in mercati mondiali ed in settori sensibili come quello dell’energia) con un ritardo che ha spinto gli stessi sul limite del rifiuto, un rifiuto che sarebbe “costato” alla Basilicata un mancato investimento di 400 milioni di euro provenienti da un paese straniero, un centinaio di posti di lavoro per 1 o 2 anni e 19 posti di lavoro diretti a regime.

Quello che dobbiamo invece chiedere al nostro Presidente è di capitalizzare l’azione svolta sino ad ora mettendo in campo strumenti di controllo e monitoraggio di quanto convenuto negli accordi per la tutela ambientale, quindi garantire massima trasparenza e totale coinvolgimento delle imprese del territorio lucano nello svolgimento delle opere e dei servizi di manutenzione ed assistenza degli impianti, formando per tempo le professionalità locali da utilizzare poi nelle attività da eseguire.

Fondamentale sarà anche assicurare un particolare coinvolgimento, nell’utilizzo delle risorse economiche regionali rivenienti dall’investimento, anche di quei comuni che insistono nell’area dei pozzi come Grottole, Miglionico e Grassano.

Infine, dovremmo discutere approfonditamente per definire le modalità di attuazione di quegli investimenti utili a bonificare la Val Basento e farla ripartire dal punto di vista industriale, utilizzando il “costituendo fondo”, da alimentare ulteriormente con fondi rivenienti anche dall’estrazione petrolifera, provando a coinvolgere anche gli stessi investitori – Geogastock, Total ed ENI – per la redazione di un piano di sviluppo concreto ed efficace di un’area che ha tutte le potenzialità per tornare ad essere il motore trainante dell’economia lucana.

Luca Braia – Consigliere Regionale

 

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