Confapi denuncia la ribellione delle imprese edili
La crisi nell’edilizia è ormai pesantissima. Dopo 4 anni consecutivi di calo e gli ultimi tagli agli investimenti in opere pubbliche, le imprese lanciano l’allarme per i mancati pagamenti da parte degli enti pubblici. Province, Comuni, Ater, Acquedotto Lucano, Asl, chi per il Patto di Stabilità, chi per inefficienze della burocrazia, quasi tutti pagano in ritardo lavori eseguiti anche da molti mesi. Le imprese che operano nel mercato dei lavori pubblici sono allo stremo delle forze e chi non riesce a rifugiarsi nei lavori privati rischia di fallire.
Il presidente della Sezione Edili ANIEM-CONFAPI Matera, Michele Molinari, ha riunito il consiglio direttivo della categoria per assumere decisioni drastiche. “Saremo costretti a sospendere i lavori – ha dichiarato Molinari in una lettera inviata al prefetto, ai parlamentari e alle istituzioni locali. Tuteleremo le imprese di fronte alle inadempienze della pubblica amministrazione. Il sistema economico è inefficiente e squilibrato perché non è più fondato su reciproche obbligazioni”.
“Chiediamo l’immediato recepimento della direttiva europea sui pagamenti della p.a. – prosegue il presidente degli Edili ANIEM-CONFAPI Matera. Di fronte al mancato rispetto del principio di equilibrio del rapporto contrattuale, l’interruzione dei cantieri è l’unica strada per le imprese, che non possono continuare a finanziare le opere pubbliche. Il controllo della spesa pubblica con il famigerato meccanismo del Patto di Stabilità non deve comportare il dissesto finanziario del sistema imprenditoriale”.
“Per questo motivo chiediamo a tutte le Istituzioni un intervento immediato e responsabile. Non è più sufficiente chiedere i danni o gli interessi di mora, dobbiamo fermarci prima di fallire. Le settimane che ci separano dalla fine dell’anno si annunciano durissime per gli imprenditori locali”. Intanto CONFAPI Matera incontrerà nei prossimi giorni il prefetto Monteleone per la gravissima situazione che sta bloccando i pagamenti dell’ATER alle imprese, non a causa del Patto di Stabilità ma per incomprensibili problemi interni agli uffici dell’ente, con lavori eseguiti, soldi disponibili e SAL emessi da tempo.