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Confapi: “Incostituzionale la proposta di modifica del PIEAR”

Nella questione solare termodinamico registriamo la proposta di legge regionale di modifica del PIEAR. La proposta impedirebbe la realizzazione d’impianti solari termodinamici in luoghi in cui non si riscontri un irraggiamento solare diretto (DNI) ricompreso tra i 1.900 e 2.000 kWh/m2/anno, considerati valori “comunemente accettati per un esercizio conveniente”. Confapi evidenzia che in nessun luogo della Basilicata è registrabile un DNI corrispondente al parametro minimo richiesto, con la conseguenza che nessun impianto solare termodinamico sarebbe consentito nella nostra regione. La normativa nazionale, invece, non ha imposto alcun limite correlato al parametro del DNI perché il legislatore è consapevole che per questo tipo di tecnologia, che è anche soggetta a continue e positive evoluzioni innovative frutto della ricerca nazionale, non ha senso porre questo limite.

Le affermazioni per cui i parametri su citati sarebbero indicatori “comunemente accettati di convenienza”, non sono esatte perché quei parametri, riferiti a profili tecnologici e ambientali standard, devono essere tarati perché le tecnologie solari termodinamiche sono diverse, con produttività diverse e in continua evoluzione e devono essere valutate nel contesto energetico ed economico nazionale e locale. Inoltre, l’inserimento del vincolo, aggiuntivo rispetto a quelli già posti dal precedente PIEAR, consistente nell’escludere terreni irrigui anche solo parzialmente impiegati per coltivare ortaggi, crea ulteriori condizioni che potrebbero impedire gli investimenti specifici. Basterebbe quindi qualche ettaro coltivato a pomodori da industria a rotazione con seminativi per impedire la realizzazione di un qualsiasi impianto solare termodinamico. Anche in questo caso, si porrebbe, con la legge proposta, una condizione impossibile da superare per qualsiasi impianto solare termodinamico, attesa l’esigenza tecnica imprescindibile per questa tipologia di impianti di disporre di ampie superfici pianeggianti e di acqua per produrre vapore. In tutta la regione non esiste una sola superficie con queste caratteristiche che non abbia un’ancorché minima parte coltivata a ortaggi.

Questa iniziativa legislativa potrebbe ridimensionare l’interesse più generale allo sviluppo economico e occupazionale del territorio della regione, andando controcorrente rispetto all’interesse nazionale a sostenere questa tecnologia per rafforzare la competitività della filiera nazionale dei produttori specializzati nella componentistica e la capacità di innovazione del “Sistema Paese” nel settore delle energie rinnovabili. Tutto ciò con strumenti normativi che, trattando temi di energia, devono essere coerenti con le leggi nazionali a pena di incostituzionalità. Non sfuggirà che investimenti in questo settore sono oggetto di grande attenzione sia da parte degli agenti economici e imprenditoriali nazionali, delle istituzioni di ricerca e innovazione nazionali e dello stesso Governo, sia da parte della comunità tecnica, scientifica e imprenditoriale globale, sia da parte delle principali istituzioni finanziarie europee.

Procedere con questa proposta di legge regionale potrebbe comportare l’inserimento della Basilicata nella “black list” degli investitori nazionali ed esteri e impedire che nel futuro venga realizzato nella nostra regione un qualsiasi investimento che richieda una strutturazione in project financing a livello europeo, con conseguenze catastrofiche per lo sviluppo economico e occupazionale lucano.

 

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