Confermata in appello l’accusa di estorsione per Fabrizio Miccoli
L’ex bomber salentino Fabrizio Miccoli è stato condannato in appello a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso. La sentenza pronunciata dalla prima sezione penale della Corte di appello di Palermo, presieduta da Massimo Corleo, conferma quella di primo grado. L’ex calciatore è accusato di aver chiesto a Mauro Lauricella, figlio di Nino, un mafioso del quartiere Kalsa, di chiedere la restituzione di 20mila euro all’imprenditore Andrea Graffagnini per conto del suo amico Giorgio Gasparini.
I soldi erano frutto della cessione della discoteca ‘Paparazzi’ di Isola delle Femmine. Dopo la condanna in primo grado a un anno, per violenza privata, la Corte d’Appello di Palermo ribaltando la sentenza aveva condannato, nel luglio scorso, Mauro Lauricella a sette anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un altro mafioso coinvolto nella vicenda era stato assolto.
Uno dei legali di Miccoli, Gianpiero Orsino, ha annunciato il ricorso contro la sentenza. “Questo procedimento è iniziato in primo grado quando c’era già una richiesta di archiviazione da parte della Procura che è stata rigettata, che nel gergo giuridico è imputazione coatta. Oggi abbiamo una persona assolutamente estranea per fatti tanto gravi che non lo possono riguardare. Anche un profano, leggendo le carte, si accorgerebbe che non è come stabilito nella sentenza. Ci ritroviamo davanti a una condanna che non ha alcuna rispondenza con i fatti. La stessa procura in tempi non sospetti aveva deciso di non chiedere il processo perchè non c’era alcuna ipotesi di reato su Miccoli».
Per l’altro legale dell’imputato, Giovanni Castronovo, Miccoli paga la frase offensiva pronunciata nei riguardi di Giovanni Falcone e registrata durante l’inchiesta dagli investigatori. “Faremo ricorso per Cassazione certi che almeno a Roma troveremo un giudice scevro da condizionamenti esterni che possa acclarare l’estraneità dell’ex capitano rosanero rispetto all’intera vicenda”.