Confermata la condanna a Vito Moccia per il processo Arkeon
La 3^ Sezione Penale della Corte di Appello di Bari con sentenza dell’11 dicembre ha confermato la condanna emessa il 16 luglio 2012 dal Tribunale di Bari – II Sezione Penale a carico di Vito Carlo Moccia nell’ambito del processo c.d. Arkeon; ha, altresì, provveduto unicamente alla riduzione della pena nei suoi confronti essendo stati dichiarati prescritti i fatti relativi al reato di esercizio abusivo della professione commessi fino al 14 febbraio 2008; ha, inoltre, dichiarato la prescrizione in ordine ai reati di associazione per delinquere ed esercizio abusivo della professione di psicologo e psicoterapeuta nei confronti degli altri imputati ad eccezione di uno solo di essi che è stato assolto per non aver commesso il fatto. Gli imputati furono condannati in primo grado perché coinvolti in un’organizzazione che, guidata dal fondatore Vito Carlo Moccia, tra il 1999 ed il 2008 aveva raggirato migliaia di persone in tutta Italia spinte a partecipare a costosissimi seminari.
Una “psico-setta”, era stata definita in questi termini dai mass media l’associazione che faceva capo al Moccia e nei confronti della quale l’Ordine degli Psicologi della Puglia si era costituito parte civile assistito e difeso dall’avvocato Francesco Mascoli.
Con la sentenza in appello, pertanto, è stato confermato l’impianto accusatorio e la sussistenza dei fatti reato. La Corte prendendo atto del decorso dei termini per la prescrizione per sei degli imputati ha dovuto dichiarare “il non doversi procedere per intervenuta prescrizione, mentre per Moccia la pena è stata ridotta a due anni e cinque mesi dagli iniziali 2 anni e otto mesi.
“L’Ordine degli Psicologi della Puglia – commenta il Presidente Antonio Di Gioia – vigila costantemente per bloccare qualsiasi tentativo di esercizio abusivo della professione. La nostra disciplina può essere oggetto di simili iniziative che, guidate da figure carismatiche, possono raggirare la buona fede di chi soffre. Casi come questi devono essere denunciati e soffocati perché provocano danni anche gravi nelle vittime e danni di immagine e reputazione nei confronti di psicologi e psicoterapeuti che operano legalmente, con impegno professionale, motivati dalla promozione del benessere psicologico”.