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Confindustria Basilicata e Pensiamo Basilicata organizzano report “Dove va la Basilicata?”

Un confronto sulle prospettive di crescita economica e sociale della Basilicata, attraverso l’analisi, la proposta e la prospettiva del mondo datoriale lucano. È quello promosso ne ll’iniziativa congiunta di Confindustria Basilicata e Pensiamo Basilicata, che si è svolta nel pomeriggio al Park hotel di Potenza, dal titolo “Dove va la Basilicata?”, che ha fatto registrare una nutrita partecipazione di imprenditori, autorità e amministratori.
Il professor Massimo Lo Cicero, economista ed editorialista, esperto di Mezzogiorno, ospite della manifestazione, ha supportato il confronto con un’attenta analisi dei principali fattori che stanno determinando i grandi mutamenti in atto a livello globale, nazionale, con ovvie ricadute anche sul territorio regionale. E più in generale di un’economia europea e in particolare italiana che seppure in crescita sta facendo registrare dei segnali di rallentamento. Il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso, ha commentato: “Stiamo vivendo le contraddizioni di una regione che si è rimessa sul cammino della crescita, ma a bordo di una macchina depotenziata da vecchie ruggini e nuovi malfunzionamenti, sui quali non si è riusciti ancora a incidere nella misura attesa. La ripresa c’è, ma ne va rafforzata l’intensità e ampliata l’estensione. Ci siamo rimessi in moto, ma non tanto da recuperare il terreno perduto negli anni della crisi. Il pericolo, sempre in agguato, è quello di un rallentamento. Occorre recuperare una prospettiva di lungo sguardo – ha aggiunto il leader degli industriali lucani – e provare a contrastare fenomeni dal forte impatto economico e sociale: disoccupazione, specie quella giovanile, emigrazione, senza ritorno, dei giovani, spopolamento. Occorre rimettere al centro le ragioni delle imprese, rivitalizzare il tessuto economico. Tornare a parlare di come rendere il nostro territorio più competitivo. Confrontarsi sul come superare le diseconomie esterne e compensare il profondo gap infrastrutturale. Sul come intercettare le opportunità della istituenda Zes. Spingere per favorire l’innovazione e quindi la competitività, nel solco della digital transformation. Occorre – ha detto ancora Lorusso, nel suo intervento – aprire un dibattito vero e privi di strumentalizzazioni sull’opportunità che l’industria estrattiva rappresenta per la Basilicata, nell’imprescindibile rispetto di salute e ambiente. Gli imprenditori lucani sono pronti a mettersi in gioco”.
Le conclusioni sono state affidate al coordinatore di Pensiamo Basilicata, Paolo Laguardia, che ha aggiunto: “L’analisi del professor Lo Cicero ci consegna tre punti angolari su cui far ruotare le nostre riflessioni: la condizione di destino unico e indissolubile tra Mezzogiorno e Basilicata; la questione demografica rispetto alla quale dobbiamo registrare a una politica d’accomodamento corta e miope, mai capace di affrontare seriamente l’andamento di rarefazione della popolazione lucana; la contraddizione geoeconomica per la quale, pur essendo la Basilicata, ricca di acqua e petrolio, poco si è saputo generare in termini di efficacia e potenziale moltiplicativo, persino in raffronto a paesi democraticamente poco avanzati e con pessime architetture amministrative. I valori delle imprese – ha detto ancora Laguardia – sono valori anche della comunità regionale. Non possono essere mortificate da approssimazione e lentezza della macchina burocratico – amministrativa. Dopo anni abbiamo finalmente buone leggi regionali sulla
cooperazione, sull’artigianato, sul commercio; ora è urgente finanziarne le azioni, i progetti, onorare gli accordi. Aspettiamo inoltre i bandi sulle pmi e quelli relativi ai Confidi. Fesr, Fse, Feasr devono accelerare le loro procedure. Bisogna velocizzare la spesa con progetti. Abbiamo tutti il dovere di impegnare il futuro come tempo per misurare il lavoro di sperimentazione, di responsabilità, di cambiamento. Vogliamo far partire da qui – ha concluso Laguardia – il cantiere del nuovo riformismo per mettere insieme chi non si è arreso alla cultura degli alibi e crede possibile un nuovo pensiero del lavoro e dell’impresa, per riappropriarsi dell’idea del futuro”.

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