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Controlli anti Covid nei macelli: ASL Bari capofila di un piano nazionale per frenare nuovi focolai

Un piano mirato di controlli anti Covid nei macelli per prevenire rischi di nuovi focolai negli stabilimenti della intera provincia di Bari. Dopo il caso Siciliani e il contestuale aumento di contagi nel settore a livello internazionale, il Dipartimento di prevenzione della ASL ha avviato e concluso una campagna di screening – unica al momento in Italia – negli impianti di lavorazione carni di Bari e provincia. Sono stati effettuati tamponi e test sierologici con esiti negativi per un totale di dieci aziende ispezionate.

La ASL di Bari è attualmente capofila di una campagna di prevenzione su scala nazionale in collaborazione con Istituto superiore di Sanità e coordinamento tecnico delle regioni – spiega il dg Antonio Sanguedolce – che ha come obiettivo quello di verificare il rispetto delle misure anti contagio previste dalla normativa vigente nelle industrie che lavorano le carni. Gli esiti negativi dei test – prosegue Sanguedolce – sono un segnale rassicurante che ancora di più incentiva la prevenzione”.

Il Dipartimento di prevenzione della ASL– dopo l’accurata campagna di indagine eseguita nello stabilimento Siciliani in seguito ai primi casi di Covid 19 tra il 15 e il 16 aprile scorsi – ha intrapreso un piano di controlli con un gruppo di lavoro predisposto ad hoc negli altri stabilimenti del territorio di sua competenza per frenare l’insorgenza di nuovi focolai, con l’obiettivo di tutelare la salute dei lavoratori e verificare il rispetto delle norme anti Covid. É stato sottoposto a tampone l’84% dei lavoratori impiegati nelle aziende che hanno aderito al piano mirato.

C’è ancora grande preoccupazione a livello internazionale sui casi di contagio che si concentrano nei macelli di tutto il mondo da parte delle autorità sanitarie – dichiara Domenico Lagravinese, direttore Dipartimento prevenzione ASL – e anche nella nostra provincia stiamo facendo ispezioni a tappeto per tenere sotto controllo il problema e capire se esiste una correlazione tra micro clima ambientale condizioni di lavoro e diffusione del virus”.

Le ispezioni in ogni stabilimento sono state coordinate da un gruppo di lavoro istituito appositamente e presieduto dal direttore dello Spesal Area nord, Giorgio Di Leone. “In tutte le aziende abbiamo seguito lo stesso schema di intervento – precisa Di Leone – con una operatrice del SISP (servizio igiene e sanità pubblica) che ha eseguito i  tamponi rino-orofaringei mentre gli operatori SPESAL e SIAV, insieme al datore di lavoro e, in qualche occasione al medico competente, hanno fatto il sopralluogo in azienda al fine della verifica delle misure anti contagio”.

Durante le verifiche è stata compilata una check list. I campioni dei test sono stati consegnati al laboratorio dell’Ospedale Di Venere, centro analisi Covid della ASL.  Nell’ambito del piano mirato è stata offerta la possibilità di eseguire tamponi e test sierologici anche al personale SIAV (veterinari e tecnici della prevenzione) che opera all’interno dei mattatoi. Una volta ricevuto il referto del tampone (generalmente entro 24/48 ore dalla esecuzione), lo stesso è stato trasmesso via mail ai medici competenti dei lavoratori degli stabilimenti e agli operatori SIAV attivi nei vari mattatoi.  

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