Coronavirus, il personale sanitario lucano al limite della fatica e senza dispositivi e sotto pagato
Come soldati in trincea, con scarsi dispositivi di protezione, a contatto continuo con la morte, molti di loro si infettano, la pelle solcata dall’elastico della mascherina, i lividi sul naso, al limite della fatica umana, il cuore a pezzi, un nodo continuo in gola e lacrime, le notti sono complicate perché tornano le immagini vissute ed è difficile ad addormentarti.
L’impatto psicologico sugli infermieri ed OSS in prima linea, è devastante, bloccati nella tuta protettiva, quando disponibile, non c’è tempo ed il modo di offrire un gesto, una carezza umana per accompagnare le persone verso la fine.
Non arrivano i nuovi infermieri, i pochi che arrivano senza esperienza e formazione, le ore di lavoro non si contano più, i dispositivi medici promessi giornalmente tardano ad essere consegnati, permangono le decisioni di non sottoporre gli operatori sanitari al test tampone se non con sintomi evidenti e comunque non c’è tempo, i pazienti stanno male, bisogna controllare l’erogazione dell’ossigeno, i parametri ogni due ore, il bilancio idrico, somministrare antibiotici e antivirali.
Non bisogna mollare e con altissima competenza non mollano mai, orgogliosi del loro lavoro, della loro professione, dei loro colleghi, della loro squadra.
Così il Segretario Generale della FIALS, Giuseppe Carbone, nel proclamare lo stato di agitazione della FIALS nel comparto sanità e rivolgendosi al Presidente Conte, ai Ministri della Salute e Funzione Pubblica, Speranza e Dadone, al Ministro del Lavoro Catalfo e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini.
Il personale sanitario va soprattutto difeso perché non si infetti e non contagi a sua volta, ma va anche premiato e tenuto in considerazione per gli sforzi immani ed il rischio continuo come avvenuto per diversi morti.
Smettetela, grida Carbone, con i soliti “grazie”, oppure “i nostri eroi” o come l’altro giorno il Presidente Conte chiamandoli “patrioti”, e poi gratificandoli, dopo le diverse promesse, con l’umiliante 100 euro per il mese di marzo, quattro euro lordi al giorno in rapporto ai giorni lavorati.
Stato di agitazione, senza escludere, in assenza di soluzioni alle questioni sollevate, la proclamazione di una giornata di protesta nazionale, anche garantendo, con spirito di responsabilità, la regolare esecuzione della prestazione lavorativa, questa la risposta politica della FIALS al Governo e alle istituzioni regionali.
La FIALS ha chiesto al Ministro del Lavoro di convocare le Parti in controversia per tentare la conciliazione del conflitto.
Le richieste FIALS sono diverse e dirette a modificare il decreto legge “Cura Italia” n. 18 del marzo scorso, dalla modifica dell’attuale normativa sull’utilizzo dei DPI del personale sanitario, all’applicazione della misura della quarantena con sorveglianza attiva nell’ipotesi di contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva ed ancora l’effettuazione a tutto il personale sanitario del tampone naso-faringeo per ricerca di SARS-CoV-2, come anche di escludere la responsabilità penale, civile e amministrativa degli esercenti le professioni sanitarie per eventi avversi verificatisi nel periodo dell’emergenza epidemica Covid-19.
Poi il susseguirsi di richieste sulla proroga di tutti i contratti del personale a tempo determinato al 31 dicembre 2020, l’assunzione di personale, non inferiori ad 1 anno con successiva stabilizzazione, oltre ai fini della vestizione e svestizione, l’elevazione a 30 minuti per operazione per un totale massimo di 60 minuti per turno, come anche il diritto di riconoscere al personale sanitario l’estensione dei permessi retribuiti della 104 e i congedi parentali senza il ricorso immotivato delle Aziende Sanitarie al diniego per esigenze organizzative.
In ultimo, chiede Carbone, una considerazione economica attraverso l’incremento del 100% del valore economico dell’attività prestata in straordinario, pronta reperibilità, notturna e festiva, una indennità mensile denominata “indennità da Covid-19” o “indennità di rischio biologico”, nella misura di euro 1000 mensili, l’estensione indennità di malattie infettive.