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Cresce il «lavoro migrante» in agricoltura, ma sul decreto flussi servono soluzioni strutturali

Sono 8.046 i lavoratori dipendenti stranieri impiegati nel comparto agricolo lucano al 2021. Oltre la metà, pari a 4.359 lavoratori, provengono da paesi extra UE, mentre sono 3.521 i lavoratori provenienti da paesi UE. La fotografia è stata scattata dalla Cisl Basilicata che ha elaborato i dati Inps degli occupati stranieri in agricoltura nel periodo 2012-2021. Dalla ricerca emerge che in quasi dieci anni, a fronte di una crescita del 7,5 per cento della quota di occupati stranieri in agricoltura, è quasi raddoppiata la presenza di lavoratori extra UE (+81,9%), mentre si è ridotta del 28,1 per cento la quota di lavoratori provenienti da altri paesi UE. L’agricoltura assorbe poco meno della metà (42,4%) dei 18.969 occupati stranieri che lavorano in Basilicata, in linea con il dato del 2012.

Due le tendenze principali riscontrate in Basilicata in un recente studio del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) sul lavoro straniero nel settore primario: la periodicità dell’impiego e l’utilizzo prevalentemente «nelle fasi della raccolta dei prodotti, sia delle ortive primaverili, estive e autunnali, che delle coltivazioni arboree, primi fra tutti gli agrumi, l’uva e le olive». Dalla stessa ricerca risulta che in Basilicata un peso rilevante è assunto dalle colture industriali, in particolare quella del pomodoro che vede impiegati soprattutto lavoratori immigrati dal Burkina Faso (la comunità più popolosa), dal Mali, dal Ghana, dal Sudan e dalla Costa d’Avorio. Nei settori olivicolo e vitivinicolo di entrambe le province, la manodopera straniera proviene principalmente da Tunisia, Marocco, Romania e Albania. Nel metapontino, «alle colture ortive come fragole e angurie e a quelle arboree di agrumi e drupacee si dedicano perlopiù lavoratori dell’Europa orientale stabilitisi nell’area, come romeni, albanesi, bulgari, ma non mancano marocchini, tunisini e sudanesi». Infine, nel settore zootecnico e agrituristico prevalgono – sempre secondo la ricerca del Crea – i lavoratori provenienti da India, Tunisia ed Egitto.

«Il decreto flussi, pur prevedendo un incremento di 13 mila unità rispetto al recente passato, è ancora insufficiente a soddisfare la crescente domanda di manodopera straniera nel nostro paese», spiegano il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo, la segretaria reggente della Fai Cisl Basilicata Raffaella Buonaguro e il sub-reggente Lorenzo Roesel secondo i quali «è necessario andare oltre la lotteria del click-day e mettere in campo politiche strutturali per una corretta gestione dei flussi e per favorire un accesso ordinato e legale degli stranieri nel mercato del lavoro, anche ricorrendo alla leva della bilateralità, approntando anche un sistema di accoglienza rispettoso della dignità umana. Inoltre, una più convinta e diffusa adesione ai protocolli per la prevenzione e il contrasto al caporalato in agricoltura darebbe un ulteriore contributo per una gestione più efficace del mercato del lavoro agricolo nella nostra regione».

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