CSAIL Basilicata sul tema Fenice
“La notizia della misteriosa sparizione di 360mila euro destinati da Fenice alla Regione quale compartecipazione alle spese di monitoraggio ambientale di Fenice ci indigna fortemente e rafforza le motivazioni dell’iniziativa che abbiamo assunto con la petizione popolare ‘E adesso dimettevi tutti’”. E’ il commento di Filippo Massaro, presidente del Csail-Comitato Promotore Indignati Lucani, riferendo che sul sito (www.csail.it) in poche ore sono già numerose le adesioni e condivisioni di cittadini che hanno modo di esprimere direttamente il proprio pensiero. “Quelli che sostengono la petizione – aggiunge Massaro – stanno manifestando tutta la propria rabbia che per quanto è accaduto e il diritto ad essere informati adeguatamente. Su questo aspetto dobbiamo riconoscere che tutti i tre quotidiani regionali stanno svolgendo un grande servizio senza omettere nulla e coprire nessuno. E in attesa che le indagini della magistratura facciano il proprio corso, non mi pare ci sia alcun segreto istruttorio da svelare: la Presidenza della Giunta Regionale che ha firmato la convenzione con la società di gestione di Fenice con la previsione del finanziamento ricostruisca il percorso dei versamenti effettuati e chiarisca cosa è successo. Altrimenti, il sospetto alimentato di trovarci di fronte ad una ‘truffa’, è più che legittimo ed inquietante. Non ci aspettiamo dimissioni immediate di chi è politicamente coinvolto nella vicenda perché siamo solo all’inizio della pressione popolare degli Indignati Lucani ma almeno una nota ufficiale che smentisca o che chiarisca che fine hanno fatto quei soldi che Fenice dice di aver regolarmente versato”. Massaro conclude esprimendo “forte condanna per i gravissimi episodi di violenza avvenuti nella manifestazione nazionale di Roma per responsabilità di gruppi di violenti che non hanno nulla a che fare con il movimento e i comitati degli Indignati. Noi vorremmo dar seguito alla protesta democratica e pacifica con le prime centinaia di firme di cittadini lucani che dichiarano la propria indignazione e non vogliono più delegare altri e tanto meno i politici a rappresentarli. Da noi il diritto all’insolvenza e il ‘default’programmato hanno un significato ancor più particolare : siamo la terra del petrolio, della povertà e dell’aggressione al nostro territorio che inspiegabilmente non trova grandi resistenze, ma sottomissioni, nelle istituzioni. Con una differenza: non abbiamo bisogno di mettere la maschera dei ‘draghi’, noi ci mettiamo, come facciamo da sempre , la nostra faccia”.