Da Carlo Levi a Franco Rosi
Una “riscoperta” e “rivisitazione” del “Cristo” di Levi, arricchite di nuovi contenuti e proposte ma anche di aspetti e di particolari inediti, pare oggi operazione culturale indispensabile nel contesto dei profondi mutamenti del quadro sociale e storico e della perdurante attualità del romanzo. E’ quanto si propone il nuovo saggio di Domenico Notarangelo “Da Carlo Levi a Franco Rosi- Frammenti di Lucania inediti” edito da Calice Editori, che apre un nuovo ciclo critico, suffragato dall’apporto di contributi, di idee, di ricerche e testimonianze. Se si esclude la breve fase della cinematografia neorealista, i rapporti tra cinema e letteratura non sempre sono stati proficui in presenza di ottiche talora diversificate nella intepretazione tra storia e realtà.Nonostante la complessità delle problematiche proposte, il Cristo leviano invece si raccorda all’unisono con la versione cinematografica di Franco Rosi, che offre una dimensione reale e naturale del romanzo, dalla descrizione dell’ambientazione alla profonda analisi psicologica dei protagonisti. Manca forse nel film, come è stato rilevato da una parte della critica, la visione poetica di alcune scene, sostituita da una interpretazione più malinconica del mondo contadino come anche l’approfondimento della partecipazione alle vicende di alcuni personaggi. Ma il messaggio che Levi proponeva nella sua opera per dare una risposta ai problemi della Lucania trova il conforto e il risalto che meritano nel film di Rosi. Ambedue le opere rispecchiano bene il malessere della civiltà contadina, che pur tra mille problemi e contraddizioni, ha ben esaltato e rappresentato la società del tempo. Mimì Notarangelo, che ha vissuto in prima persona ambedue le esperienze, si propone nel ruolo di indispensabile “intermediario ed “elemento di raccordo” tra l’interpretazione del romanzo e la rappresentazione cinematografica, lasciando alla libertà di giudizio del lettore l’inquietante interrogativo su cosa è veramente cambiato nella Basilicata dai tempi del confino di Carlo Levi al giorno d’oggi. Il saggio di Notarangelo diventa così un romanzo nel romanzo, articolato in ambiti diversi, partendo dalla sezione testuale che rievoca il suo intenso rapporto e gli incontri con Carlo Levi, dalle elezioni per la Costituente fino al triste ricordo dei funerali. E quindi la collaborazione al film di Rosi con l’incarico molto accattivante della ricrerca degli ambienti più suggestivi, da Craco a Guardia Perticara, che costituivano il paesaggio ideale, dal momento che Aliano, pur presentanto gli stessi problemi di identità, disoccupazione, isolamento, era profondamente cambiata. E quindi la sua amicizia con Gian Maria Volontè e Rosi. Tra gli altri aspetti inediti il libro di Notarangelo presenta il discorso che Levi tenne a Grassano il 10 maggio 1970 al Convegno sull’Emigrazione, il commosso ricordo ai funerali di Gigliola De Donato e una ampia ed articolata rassegna di foto scattate dallo stesso autore. Mimì Notarangelo in questa sua opera si è perfettamente calato nella dimensione temporale, si è compenetrato nelle situazioni e negli avvenimenti, profondamente legato a quelle esperienze di vita. Ne è così scaturito un libro avvincente che ripropone in tutta la loro attualità fatti e problematiche che ancora oggi sono in attesa di soluzione.
Giuseppe Coniglio